Opec, la vera sfida non è l’uscita del Qatar

A cura di Bob Minter, Investment Strategist di Aberdeen Standard Investments

L’OPEC ha un compito molto impegnativo di quadratura del cerchio. L’abbandono del gruppo da parte del Qatar è un problema, anche se non così significativo in termini relativi. La questione più insidiosa è capire la portata delle politiche di Trump. Gli Stati Uniti hanno rinnovato la minaccia di varare una legge che permetterebbe loro di citare in giudizio l’OPEC e rendono difficile comprendere il reale impatto delle nuove sanzioni contro l’Iran.
In questo quadro per l’OPEC non sarà facile elaborare dati precisi sull’entità dell’approvvigionamento necessario per il 2019 a livello globale.
La mancanza di chiarezza su questi temi costringerà l’OPEC a ridurre leggermente l’offerta e a lasciare aperta la possibilità di aumentare l’attività in un secondo momento.  Il taglio sarà probabilmente di circa 500.000 barili al giorno, soprattutto dalla Russia e dall’Arabia Saudita, e si parla molto di monitorare i dati in entrata. Questo dovrebbe aiutare l’OPEC a raggiungere una fascia di prezzo di 60-70 dollari per il Brent e lasciare comunque margine per un aggiustamento in caso di un’offerta inferiore alle aspettative.
La coalizione tra membri OPEC e non OPEC, costituita nel 2016, si trova tuttavia ad affrontare una sfida ancora più grande. I diversi stati avevano unito le proprie forze con un obiettivo specifico: cercare di bilanciare il mercato in una fase in cui la crescita di scorte di petrolio già elevate era insostenibile. I partecipanti alla coalizione sono riusciti in gran parte a gestire la problematica fino a che non è stata sostituita da una serie di nuove sfide.
Le coalizioni restano in vita solo fino a che sono utili e sospetto che la sola soluzione per tenere unita questa sarà di trasformarla in un accordo più formale.

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