I dati macro Usa creano nuove incertezze a Wall St. e al dollaro

A cura di Wings Parters Sim

Il caso Huawei colpisce i mercati già reduci da mesi di tensioni tra Stati Uniti e Cina, andando a peggiorare nuovamente la performance dei listini azionari che soffrono dell’incertezza sulle prospettive per il prossimo anno. Per la prima volta in anni il tema principale nell’agenda non sono più le Banche Centrali, bensì le uscite di Washington e Pechino che se possibile risultano ancora più imprevedibili nei risultati e nelle tempistiche. In ogni momento, infatti, un tweet di Trump o un comunicato dell’agenzia di stampa cinese possono mutare gli umori degli operatori, generando volatilità sul mercato. La seduta di venerdì si è chiusa con un ribasso superiore ai due punti percentuali per i principali indici azionari di Wall Street, segnale che il clima di tensione possa limitare le potenzialità di recupero anche in vista di fine anno.

Secondo alcuni indicatori l’attuale stato del mercato lascia spazio per ulteriori flessioni, almeno a giudicare dall’esposizione dei fondi d’investimento all’indice S&P500: benché in molti operatori abbiano ridotto gli investimenti sull’azionario dal record massimo di ottobre scorso, gli indicatori evidenziano un mercato ancora in area di vendita, ha segnalato Sundital Capital Reserch. I fondi stanno scappando dall’azionario ma, visto il volume degli investimenti precedenti, questo processo sarà più lungo del consueto per liberare spazio e rendere i prezzi nuovamente interessanti per oper-zioni in acquisto. Tuttavia non è da escludere che quest’anno non si concretizzi comunque un rally di fine anno, alla ricerca di un miglioramento delle performance complessive del 2018, per soddisfare gli investitori ed attrarre nuovi capitali in vista del 2019.

Intanto i dati sull’occupazione americana di venerdì non hanno risollevato il morale degli operatori, con la crescita del numero di occupati che si è fermata a 155 mila unità, a fronte delle 200 mila attese, mentre il tasso di disoccupazione resta stabile al 3,7%. Peggiore delle aspettative di un decimo di punto anche la crescita dei salari dello 0,2%, con un calo delle ore settimanali di lavoro a 34,4.

 

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