World Wealth Report: i milionari preferiscono la sicurezza

Premessa: nel 2008 tutte le asset class sono state travolte dalla crisi finanziaria, e se nella prima parte dell’anno le commodity avevano fatto ben sperare (cosa evidente dal +8% registrato dai mercati finanziari dell’area LATAM) nella seconda metà dell’anno la flessione è stata democratica, infliggendo un crollo del 30,4% agli indici americani e addirittura del 60,4% per l’area EMEU/ME (Europa emergente e Medio Oriente).

Detto questo, rispetto al 2007, i cambiamenti nella’sset allocation degli 8,6 milioni di HNWI è cambiata, dimostrando una voglia di investimenti più ‘sicuri’ e semplici.

L’ASSET ALLOCATION GLOBALE

Rispetto lo scorso anno, gli investimenti in cash e reddito fisso sono aumentati notevolmente arrivando a rappresentare oltre il 50% del portafoglio egli HNWI. Dall’altra parte, scendono azioni (da 33 a 25%) e investimenti alternativi (dal 9 al 7%) mentre il real estate sale al 18% del portafoglio rispetto il 14% del 2007. “Per quanto riguarda l’incremento della componente immobiliare – spiega Isabella Fugazza sales manager di Merrill Lynch Global Management – questo è dovuto non tanto ai maggiori investimenti verso questa asset class, quanto all’acquisto di case per uso privato da parte degli individui più ricchi che hanno saputo e voluto sfruttare il crollo delle quotazioni in molti paesi”.

L’ASSET ALLOCATION PER AREE GEOGRAFICHE

Ancora più interessante è l’indagine condotta per area geografica, da cui emergono forti differenze ‘culturali’ nell’approccio agli investimenti.

Nella regione Latino Americana, per esempio, la quota di risparmio dedicata al redditto fisso è pari al 40% del portafoglio.Nell’area Asia-Pacifico (escluso il Giappone ) questo valore scende al 17% e al 28% per l’Europa.

Sul fronte equity, il Nord America non tradisce la sua storica vocazione verso il mercato con una quota del 34% dell’asset allocation dedicata alle azioni. All’opposto, il Giappone, dedica solo il 18% dei propri denari agli investimenti azionari.

L’area del Medio Oriente invece si guadagna il gradino più alto per quanto riguarda gli investimenti in immobili, con un 25% del totale rispetto il 18% dell’Europa o il 16% degli Stati Uniti.

Un altro elemento significatio, emerso dal report, è l’allocazione geografica degli investimenti: quindi in quali paesi si spostano i trilioni di dollari degli HNWI. Bene il dato è negativo per gli Stati Uniti, che rispetto il 2007 vedono un calo del 3% degli investimenti globali pur mantenendo una quota di tutto rispetto del 39 percento su tutti gli investimenti effetuati nel 2007.

A beneficiare della flessione statunitense sono l’Europa, che passa  dal 25 al 27%, e l’area Latino Americana dove l’incremento è di due punti per un totale dell’11 percento: “Questi numeri vanno letti attentamente – spiega Fugazza – il trend che abbiamo osservato infatti dimostra che molti investimenti sono tornati nei paesi di origine in concomitanza con la crisi, cosa che ha fatto lievitare l’allocazione di certi paesi”. 

Aree come l’Europa, quindi, hanno beneficiato di un ritorno di capitali prima investiti all’estero più che un vero e proprio sbarco di mezzi freschi. Nel caso degli Stati Uniti invece, questo fenomeno si è visto in modo meno evidente, visto che gli investimenti interni sono aumentati solo del 5% contro il 15% dell’area Asia Pacifico e il 9% dell’Europa.

Continua con: World Wealth Report: la crisi dei wealth manager e le necessità dei clienti.

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