La Bce probabilmente non cambierà rotta, nonostante le incertezze

A cura di Franck Dixmier, Global Head of Fixed Income di Allianz Global Investors
Nel quadro della normalizzazione molto graduale della politica monetaria, la Banca Centrale Europea dovrebbe annunciare a breve la conclusione del programma di acquisto di titoli obbligazionari. Ma questo non significa fine della linea accomodante: l’istituto ha numerosi strumenti a disposizione per assolvere ai propri compiti.
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Nonostante i dati deludenti su crescita e inflazione nell’Eurozona, riteniamo che la BCE non cambierà rotta, e alla riunione del 13 dicembre annuncerà la conclusione definitiva del programma di acquisto di obbligazioni
L’istituto continuerà comunque a seguire una linea accomodante, dimostrando flessibilità nella politica di reinvestimento, nel timing del rialzo dei tassi e nei finanziamenti a lungo termine alle banche dell’Eurozona
La prosecuzione della politica accomodante, con ogni probabilità, sarà una buona notizia per gli investitori, dati i timori di inasprimento prematuro
È pressoché certo che alla prossima riunione del 13 dicembre la Banca Centrale Europea annuncerà la conclusione del programma di acquisto titoli, ma alla luce dei dati recenti il timing del meeting è piuttosto delicato. La crescita dell’Eurozona ha registrato un rallentamento, raggiungendo solo lo 0,2% nel terzo trimestre (secondo Bloomberg) – il risultato peggiore negli ultimi quattro anni. Anche l’inflazione è più debole: in novembre il tasso complessivo si è attestato al 2% contro il 2,2% di ottobre, il tasso core all’1% contro l’1,1%.
Nonostante i dati deludenti, siamo convinti che la BCE confermerà definitivamente il termine del programma di acquisto di obbligazioni. Vanno in questa direzione sia il recente discorso del Presidente Mario Draghi al Parlamento Europeo, sia il verbale della riunione di ottobre della BCE. Probabilmente l’istituto considera il rallentamento un fenomeno temporaneo e non strutturale. Inoltre, i dati sembrano peggiori al confronto con il picco raggiunto dall’economia dell’Eurozona nel 2017.
Pur non aspettandoci un annuncio a sorpresa il 13 dicembre, guardiamo con interesse alle previsioni economiche aggiornate della BCE, che per la prima volta includeranno anche il 2021. La proiezione di crescita dell’istituto dovrebbe essere rivista solo leggermente al ribasso nonostante il recente calo del prezzo del petrolio, in grado di aumentare il potere di acquisto e di conseguenza l’inflazione core.
Un’evoluzione che a nostro parere sostiene la normalizzazione molto graduale della politica monetaria della BCE. Sarebbe sbagliato pensare che la conclusione del programma di acquisto titoli della Banca Centrale segnali la fine della linea accomodante. La BCE ha il pieno controllo della situazione e dispone di importanti strumenti di politica monetaria per assolvere ai propri compiti.
Tre in particolare saranno determinanti nel 2019:
• Politica di reinvestimento della BCE. Nel 2019 è previsto il reinvestimento di EUR 212 miliardi di debito in scadenza, ma restano diverse incognite. A oggi, la BCE non ha fornito indicazioni in merito all’orizzonte temporale, alla duration dei nuovi bond o all’allocazione degli acquisti fra emittenti pubblici e privati.
Timing del primo rialzo dei tassi di interesse. Se in base alle precedenti dichiarazioni della BCE i mercati prevedevano un aumento dei tassi nell’autunno dell’anno prossimo, ora si pensa alla primavera del 2020.
• Offerta di nuovi finanziamenti a lungo termine per soddisfare le esigenze delle banche. La BCE ricorrerebbe a tale strumento in caso di contrazione della liquidità sul mercato, tanto più che molti istituti di credito devono rimborsare i finanziamenti a basso costo noti come “TLTRO” (Targeted Longer-Term Refinancing Operations).

La BCE non dovrebbe fornire molti dettagli su questi tre punti alla prossima riunione, per garantirsi la possibilità di reagire a eventuali mutamenti della situazione economica. In ogni caso, la prosecuzione di una politica accomodante sarà probabilmente una buona notizia per gli investitori, dati i timori di inasprimento prematuro. La prossima riunione non dovrebbe neppure cambiare le prospettive dei mercati obbligazionari dell’Eurozona, attualmente più influenzati da una forte avversione al rischio che dai fondamentali.

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