TUTTO MUTA, NULLA PERISCE… soprattutto L’ORO

A cura di Pro Aurumper info: [email protected]
L’investitore accorto presta attenzione ai dettagli specialmente quando forniscono informazioni preziose conosciute da pochi. La nostra ricerca di “pepite” informative questo mese si è imbattuta nel grafico qui sotto del World Gold Council.

Nella figura vediamo una serie di istogrammi (le barre di diverso colore) che riportano la composizione della domanda di ORO nel 3° trimestre 2018 confrontata con quella dello stesso periodo dell’anno precedente.
La diversa lunghezza dei due istogrammi dorati (il primo a sinistra e il penultimo) ci dice che nel 3° trimestre 2018 la domanda è stata maggiore rispetto al corrispondente trimestre del 2017 per 6,2 tonnellate. Il risultato appare solo di poco positivo, come si può osservare dal minuscolo istogramma verde nell’estremità destra del grafico, ma è la composizione della domanda che presenta un elemento di grande interesse.
Ci riferiamo alla domanda per investimento che troviamo rappresentata nel secondo istogramma a sinistra, che con la colorazione verde ci mostra in incremento per 65,1 tonnellate, e dal terzultimo istogramma, che con il suo colore rosso ci indica una diminuzione per 116,4 tonnellate.
Se osserviamo la descrizione di questi due istogrammi troviamo che quello verde riporta gli acquisti di monete e lingotti, mentre quello rosso rappresenta gli ETF (strumenti finanziari collateralizzati in oro). Per essere ancora più precisi su quest’ultima categoria, gli acquisti di ETF in oro nel 3° trimestre 2018 sono stati inferiori per 116,4 tonnellate rispetto al 3° trimestre 2017 e si sono tradotti in effettivi riscatti per 103,2 tonnellate.
Il lettore attento si sarà già reso conto di trovarsi di fronte a un controsenso:

  • Sia gli acquisti di monete e lingotti sia quelli di ETF in ORO rappresentano fonti di domanda da investimento;
  • Il comportamento degli investitori in monete e lingotti è stato opposto a quello degli investitori in ETF su ORO.

Per quale motivo accade ciò?
La ragione sta nel fatto che gli investitori degli ETF su ORO rappresentano la parte più debole della domanda, spesso ne acquistano in minima quantità e ancora più spesso si spaventano quando giungono le vendite nei mercati azionari. Il comportamento di fronte a uno strumento finanziario con collaterale in ORO è abbastanza simile agli altri strumenti finanziari: quando calano le borse l’investitore chiude senza alcuna distinzione la posizione, uscendo dal mercato e riportandosi in liquidità.
Ne consegue che la ricerca del porto sicuro, con sempre maggiore convinzione, viene ormai rivolta al reale e concreto possesso di lingotti e monete.Questo spiega per buona parte la forte richiesta di oro fisico, stimolata anche da prezzi particolarmente interessanti al di sotto dei 1.200 dollari l’oncia tra agosto e settembre (si veda grafico sotto).
Se questo tipo di dinamica continuerà, da qui in avanti dovremo cercare di considerare come fonte primaria di investimento in ORO il reale possesso del metallo fisico preferendolo all’impiego di sostituti di natura finanziaria.
Ma il grafico sopra ci mostra anche un altro aspetto interessante:

  • Le banche centrali hanno incrementato il ritmo degli acquisti di ORO per 26,6 tonnellate rispetto al 3° trimestre 2017, comprando ben 148,4 tonnellate da giugno a settembre.

Siamo di fronte a un dato importante che certifica come in un’era di stampa dal nulla del denaro le banche centrali, le mani più forti del sistema finanziario, sentano la necessità di coprire le proprie riserve con ORO.

Le maggiori acquirenti ancora una volta sono: Russia che nei primi nove mesi del 2018 ha acquistato ben 197,5 tonnellate e si avvia a superare entro fine anno le 223,5 tonnellate dell’anno scorso. A seguire la Turchia, che è tornata prepotentemente nell’arena degli acquisti da dove era assente prima del 2017, con 56,6 tonnellate. Costante la presenza del Kazakistan con 35,3 tonnellate e a seguire l’India con 21,8 tonnellate e la Polonia per 13,7 tonnellate, entrambe assenti negli anni scorsi.
Ma la vera fuoriclasse è stata l’Ungheria che avrebbe decuplicato le proprie riserve di ORO nella prima metà di ottobre portandole da 3,1 a 31,5 tonnellate, custodite interamente in patria per un valore di 1,24 miliardi di dollari.
A dirla tutta, l’interesse sull’ORO delle banche nazionali è ai massimi livelli e non siamo per nulla di fronte a una barbara reliquia.
Si pensi anche al fatto che prosegue da parte di diverse nazioni la richiesta di rimpatrio dei lingotti custoditi nei forzieri della Federal Reserve e della Bank of England. Secondo Il Sole 24 ore “negli ultimi 24 mesi sono partite quasi 400 tonnellate d’oro dalla sola Inghilterra verso Germania, Olanda, Austria, Francia, Svizzera, Belgio, Polonia e Romania.”
C’è ancora qualcuno convinto che l’ORO non serva più? Davvero potremo permetterci di ignorare il metallo giallo se nei prossimi mesi le borse scenderanno di un ulteriore 20-30 per cento?
È una domanda fondamentale per la difesa del proprio patrimonio a cui ciascuno di noi, secondo le proprie convinzioni, deve trovare una risposta.

Ma ora spostiamoci all’andamento delle quotazioni e possiamo notare che l’ORO, dopo un periodo di accumulo di alcuni mesi, ha superato da qualche giorno il livello chiave di 1.240 dollari ed è ora proiettato verso i 1.275 dollari, che in caso di superamento aprirebbero la strada verso quota 1.300.
La tendenza è chiara, il rallentamento dell’economia e i cali di borsa consigliano i grandi gestori di patrimoni a ricorrere all’assicurazione per eccellenza: l’ORO.
Tutti noi possiamo possedere oro in lingotti o monete approfittando della custodia in un deposito doganale che riduce ogni rischio legato alla detenzione e unisce il pieno possesso con il vantaggio dell’extraterritorialità. Lo puoi fare oggi stesso contattando subito pro aurum, da sempre tuo partner di riferimento che offre le massime garanzie di affidabilità oltre a ottime quotazioni di compravendita.

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