Rally natalizio o crisi di astinenza?

A cura di Decalia Am
Può Babbo Natale salvare i mercati finanziari globali dal recente massacro o gli investitori non troveranno regali sotto il proprio albero di Natale dopo gli eccessi dell’anno scorso? Mentre la stagione delle spese natalizie sembra essere cominciata bene con il record di spesa del Black Friday, gli statistici ci ricorderanno (giustamente) che, purtroppo, non ci sono prove evidenti di un rally natalizio nel corso del secolo scorso.
Ammettiamolo, la situazione ideale dei mercati è passata da un pezzo e la volatilità più elevata è destinata a durare, con il periodo di transizione ora ben avviato su diversi fronti che annebbia la vista e suggerisce un sentiero davanti agli investitori ancora dissestato. In effetti, il rallentamento (e lo sganciamento) della crescita economica tra politiche monetarie divergenti, crescenti incertezze geopolitiche, livelli massimi degli utili societari, inflazione insidiosa e tassi in aumento indicano ulteriore turbolenza, poichè i mercati finanziari globali si adattano alle modifiche nelle aspettative.
Ciononostante, non tutto è cupo e tenebroso, poiché i fondamentali di mercato rimangono complessivamente solidi. Una corsa di fine anno del mercato azionario non è esclusa, se i prossimi sviluppi macroeconomici e geopolitici (ad esempio il meeting del G20, il tono della FED, di Brexit, il Budget di bilancio italiano) si riveleranno di aiuto. In vista di questa soluzione più equilibrata, manteniamo il nostro scenario macro globale per il 2019 complessivamente invariato ma adottiamo misure integrative per proteggere i portafogli di rischi al ribasso.
Più nello specifico, in termini di asset allocation, manteniamo il nostro posizionamento neutrale avendo adottato un approccio più difensivo già la scorsa estate quando abbiamo ridotto la nostra esposizione. E siamo ora più prudenti sul Credito, mentre preferiamo i tradizionali “attivi rifugio”, quali titoli di stato USA, oro e Franco svizzero. All’interno di azionaria complessivamente invariata, abbiamo tuttavia proseguito a spostare i portafogli verso regioni più difensive (ad es. Svizzera e USA), preferendo nel frattempo un approccio più bilanciato in termini di settori e stili e considerando opportunità di titoli penalizzati esclusivamente in modo selettivo.
Gli ultimi eventi richiedono ancora una certa attenzione ma crediamo che le preoccupazioni sul rallentamento del momentum della crescita dei risultati societari e il riaccendersi delle tensioni geopolitiche siano prevalentemente compensate da livelli di valutazione più accettabili e da un posizionamento degli investitori più favorevole (quindi meno dopo il recente crollo. Manteniamo sottopesato il Reddito Fisso in questo contesto di mercato, essendo diventati ancora più prudenti sul Credito, dati gli spread poco interessanti ed il recente rischio di contagio di General Electric.
Ancora, manteniamo la nostra posizione sul titolo decennale USA come copertura da crisi politiche. Sulle valute, siamo ora più rialzisti sul Dollaro e sul Franco (rispetto con il primo che probabilmente beneficerà nel breve periodo del differenziale di tasso più elevato, del momentum più solido USA, della stretta monetaria della FED e del posizionamento degli investitori, e l’ultimo  del suo status di rifugio. Detto ciò, la valutazione relativa e i fondamentali (partite correnti, deficit di bilancio, debito su PIL), insieme al cambiamento nella linea della BCE, dovrebbero favorire sul medio termine.
Nelle Materie Prime, continuiamo a difendere l’allocazione all’oro  come copertura dal rischio geopolitico ed abbiamo una visione più equilibrata sui fondamentali del petrolio. Infine, le strategie decorrelate dei fondi hedge (market neutral, arbitrage) e il private equity rimangono le nostre posizioni preferite tra gli Alternativi.

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