I mercati perdono il vento in poppa

A cura di Peter van der Welle, Strategist di Robeco
 Le turbolenze del mercato azionario vengono paragonate a una “strambata cinese”, ovvero l’improvviso sbandamento di una barca in direzione del vento, spesso a causa di un cambiamento di velocità dello stesso. Tuttavia, a suo dire, la barca degli investimenti può essere raddrizzata grazie a un cambio di marcia della politica della Fed, all’attenuarsi dell’incertezza politica, a un’economia globale giunta a un punto di flessione e a un calo dei multipli azionari.
Ultimamente è stato tutt’altro che semplice navigare nei mercati finanziari. Nonostante l’impulso giunto quest’anno dalla crescita degli utili societari, gli strumenti finanziari rischiosi hanno fatto pochi progressi dall’inizio del 2018, e gli investitori si sono trovati di fronte una potente combinazione di fattori avversi.
Tra questi vi sono gli scontri commerciali tra Cina e Stati Uniti, le sorprese negative sulla crescita economica e la progressiva normalizzazione della politica della Fed, il braccio di ferro tra Italia e UE sulla manovra di bilancio italiana, l’inizio di una fase critica del processo Brexit e il crollo improvviso delle quotazioni petrolifere, che si aggiungono ai timori per il rallentamento della domanda aggregata globale.
Di conseguenza, da inizio anno a fine novembre i mercati azionari globali hanno registrato uno scarno rendimento dello 0,5% in valuta locale. Ad accentuare la complessità dell’attuale clima degli investimenti, persino un tradizionale bene rifugio come l’oro, che dall’inizio del 2018 ha perso il 7,2% in dollari USA, non è riuscito a brillare nel contesto delle recenti turbolenze. La marea monetaria globale sta scendendo, e i tassi d’interesse reali (il costo-opportunità di detenere oro) sono aumentati a fronte del calo della liquidità in eccesso.
 
La politica della Fed tiene in rotta la barca
 L’interrogativo fondamentale per gli investitori è come sarà corretta questa strambata cinese. Gli investitori riusciranno in definitiva a mettere in salvo le proprie barche? Alcuni segnali indicano che in effetti potrebbero riuscirci.
In primo luogo, le recenti dichiarazioni del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, secondo cui il tasso di riferimento della banca centrale potrebbe essere appena al di sotto del range di proiezioni relative al tasso neutrale da parte dei membri del Board of Governors della Fed, potrebbero essere lette come l’ammissione che siamo vicini a un punto di inflessione.
Tuttavia, gli investitori non devono temere questa eventualità, poiché una decelerazione della crescita è comunque ben diversa da una correzione vera e propria. Questa presunta svolta accomodante nei toni della Fed non esclude aumenti dei tassi in futuro. Tutt’al più segnala la presenza di un’asticella più elevata per un innalzamento regolare dei tassi di 25 punti base ogni trimestre, dato che i precedenti rialzi iniziano già a raffreddare la domanda aggregata e l’inflazione di fondo.
 
Il peggio potrebbe essere passato
 Nel frattempo, l’incertezza sullo scenario geopolitico e le politiche economiche potrebbe aver superato la fase acuta, lasciando il peggio alle nostre spalle. I colloqui USA-Cina a margine del recente vertice del G20 non hanno forse condotto a un grande accordo, ma sono quanto meno sfociati in un promettente armistizio di 90 giorni nella guerra commerciale. Il governo italiano ha fatto le prime mosse concilianti sulle richieste di modifica della manovra avanzate dalla Commissione europea, indicando che potrebbe rivedere al ribasso il disavanzo previsto, portandolo sotto il 2% del PIL.
L’attenuarsi dell’incertezza delle politiche economiche dovrebbe tradursi in premi al rischio ex ante più bassi sui mercati finanziari e potrebbe sbloccare in parte il valore creato durante la recente correzione. Questo potrebbe valere soprattutto per gli asset dei mercati emergenti.
Il sentiment è diventato pessimista, con l’indicatore Bull/Bear relativo agli investitori retail statunitensi attualmente in territorio ribassista. Questo ha spesso rappresentato un segnale contrarian per i mercati.
I segnali che incidono negativamente sul sentiment, come la recente inversione del tratto da tre a cinque anni della curva dei rendimenti USA, vanno presi seriamente. Ma non dimentichiamo che in passato una recessione si è spesso manifestata con notevole ritardo (in media di 17 mesi) dopo un’inversione della più importante porzione a due-dieci anni della curva dei rendimenti, che ancora non si è invertita.
 
Non ancora in acque tranquille
 Tuttavia, non si naviga ancora in acque tranquille, anche se i titoli azionari sono diventati relativamente più convenienti. I livelli valutativi non sono lo strumento più efficace ai fini della tempistica, ma al margine il potenziale di rendimento futuro è aumentato, mentre la riduzione delle valutazioni azionarie ha abbassato l’asticella per un rimbalzo delle quotazioni quando le sorprese sulla crescita ricominceranno a migliorare e il rischio politico si attenuerà.
Quindi, sì, gli investitori riusciranno probabilmente a salvare le loro barche dalla strambata cinese che li ha colpiti nel 2018, ma questo non significa che torneranno a navigare in acque tranquille nel 2019.

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