Occhio ai rischi per il 2019

A cura di Gilles Guibout, gestore del fondo PIR, AXA WF Framlington Italy,AXA Investment Managers
Dopo il brusco calo in ottobre, i mercati azionari europei hanno chiuso ancora in ribasso il mese di novembre. Le elezioni americane di mid-term hanno lasciato i mercati sotto la pressione del rallentamento della crescita economica, del dibattito sul deficit del bilancio italiano e della guerra commerciale Stati Uniti-Cina. Infine, nonostante sia stata raggiunta una proposta di accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la probabilità che questa venga accettata dai parlamentari del Regno Unito resta altamente incerta.
Sui mercati azionari europei i settori difensivi hanno sovraperformato quelli ciclici, in particolare materie prime e petrolio. Il barile ha effettivamente perso oltre il 20% questo mese, e il Brent è andato sotto i $60 dollari. Le principali sovraperformance provengono ancora una volta dal settore healthcare, ma anche – da questo mese in modo netto – dal settore delle telecomunicazioni e dei servizi pubblici, che beneficiano della caduta dei tassi a lungo termine. Quello tecnologico continua invece a soffrire per il calo delle prospettive di crescita che si adattano male a valutazioni ancora tirate.
Rimbalzo di alcuni settori in Italia
In controtendenza, il mercato italiano ha chiuso il mese con il Ftse Italia All Share a + 0,41%. La performance si deve principalmente al forte rimbalzo di alcuni settori, tra i quali le telecomunicazioni e i servizi pubblici, che hanno approfittato del calo dei tassi a lungo. In Italia il calo è stato più marcato dato il leggero restringimento dello spread con i Bund tedeschi in seguito all’annuncio di una possibile revisione della politica di bilancio.
Ma l’indice Star, che raggruppa i titoli small e mid-cap, ha continuato a soffrire prese di profitto (-1,41%) in un clima di crescente sfiducia nei confronti degli asset meno liquidi. Queste società avevano ampiamente approfittato dell’ondata di acquisti successiva all’implementazione dei PIR (piani individuali di risparmio).
Rallentamento crescita oltre le attese, aumento stipendi USA e livello del debito: occhio ai rischi del 2019
Nel 2019 il focus degli investitori a livello macro sarà sull’andamento della crescita mondiale. L’Italia, in particolare, potrebbe subire l’impatto negativo di un rallentamento dell’economia tedesca. Poi ci sono le vicende politiche che minacciano il progetto europeo e l’euro, da quella italiana ai tumulti scatenati dai Gilet Jaunes in Francia, a una Brexit senza accordo.
In cima ai rischi per il prossimo anno c’è quello di un rallentamento della crescita globale molto più forte di quanto previsto. Poi c’è un rischio di cui non si parla tanto, ma che potrebbe avere un impatto sulla politica monetaria: l’aumento degli stipendi negli Stati Uniti. Visto il contesto attuale non sembra il rischio più ovvio, eppure un aumento dei salari potrebbe – insieme alla guerra commerciale – pesare molto sui margini delle società americane. C’è poi il rischio posto dall’alto livello del debito nel sistema finanziario. Per questo è importante riuscire a mantenere della liquidità sottostante in portafoglio.
Su una nota positiva, i rischi non sono mai certi. Oggi le valutazioni sono tornate su livelli bassi in Europa (e soprattutto in Italia) e questo ci fa pensare che con un minimo di miglioramento ci sarebbe spazio per un rialzo nel 2019. Ora sembra che ovunque ci siano rischi, ma un miglioramento lascerebbe spazio a un’inversione dei mercati.
In questo momento è importante mantenere una strategia di accumulo o d’investimento regolare nell’azionario e soprattutto nell’ambito PIR, evitando di cambiare rotta. Noi continuiamo a focalizzarci su quelle società che sono in grado di creare opportunità sul medio-lungo periodo, società che puntano su prodotti giusti e che hanno modelli di business vincenti.

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