Scenari immutati sul Forex

Il dollaro americano è rimasto relativamente debole nella giornata di venerdì, rimanendo in trading range contro euro (1.4041-1.4119) e contro yen (95.04-95.57). I mercati equity sono rimasti in laterale, dopo la discesa correttiva dell’ultima settimana con lo S&P500 che ha chiuso leggermente in negativo dello 0.15%. Ci troviamo di fronte ad un mercato che, a parte poche eccezioni (si vedano gli emergenti, con Aud e Nzd in testa), si trova in fase di stallo e nulla sembra poterlo smuovere. Ci si muove all’interno di confini ben definiti senza che nasca nessun nuovo trend. La volatilità rimane comunque elevata e questo fa si che il trader intraday si trovi in un terreno ideale per poter operare con operazioni di breve periodo sfruttando l’analisi tecnica.

Le ultime correlazioni mostrate dai mercati rimangono ancora valide e ci troviamo al cospetto di un dollaro che è ancora visto come riserva internazionale (la lieve ripresa della Cina – grande detentrice di dollari – aiuta in tal senso), lo yen che è visto ancora come valuta rifugio (sebbene la BoJ sia preoccupata dalla forza della divisa) e con un franco svizzero che, abbiamo capito, non è desiderabile passi quota 1.5000 contro euro e scenda sotto il livello di 1.0600 contro il dollaro. Ed è proprio qui che probabilmente si giocherà la partita che determinerà, tra le altre cose, l’andamento di tutti gli altri dollari. Ci troviamo infatti vicini a punti molto importanti per la determinazione del quadro di medio termine. I primi punti cruciali di resistenza si trovano in area 1.0960/1.1000 ed una loro violazione su base giornaliera sarebbe propedeutica ad un’accelerazione verso un secondo livello molto importante per il mantenimento del possibile trend. Tale livello è individuabile a 1.1160 (precedenti supporti e media mobile a 100 periodi) ed una sua rottura corrisponderebbe al cambiamento del trend di medio periodo (fatto che sarebbe molto gradito alla SNB).


                                                  UsdCHf- grafico daily

I dati pubblicati venerdì non sono stati in grado di provocare reazioni importanti da parte degli investitori. Si è visto un miglioramento sia della fiducia dei consumatori, sia delle entrate e delle spese personali negli Stati Uniti guidato dagli stimoli fiscali. Il Michigan Consumer Confidence è uscito a 70.8 ed è risultato essere migliore delle attese pari a 68.

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