Utili delle imprese statunitensi in discesa?

A cura di Dws

Nel 3°trimestre le aziende incluse nell’indice S&P 500 hanno registrato incrementi degli utili mediamente del 26% e l’83% di esse ha superato le previsioni. A nostro avviso nelle circostanze attuali acquistare azioni statunitensi solo perché le quotazioni sono diminuite comporta qualche rischio, perché la volatilità dei mercati misurata dall’indice «VIX» non preannuncia alcuna stabilizzazione. Ulteriori apprezzamenti del dollaro potrebbero pregiudicare gravemente gli utili futuri, perché una percentuale rilevante dei fatturati delle aziende dell’indice S&P 500 proviene dall’estero. Secondo le stime degli analisti, il picco degli utili delle società dell’indice è già stato raggiunto nel 3°trimestre. Riteniamo pertanto che da ora in poi il criterio fondamentale per la selezione settoriale e dei titoli saranno i multipli di valutazione.

Fatturati e utili delle imprese nell’indice S&P 500

I motivi dell’apprezzamento del dollaro
Prosegue la dinamica rialzista del dollaro, il cui indice si mantiene intorno al massimo da giugno 2017. Particolarmente consistente è stato l’apprezzamento del dollaro contro l’euro, che dall’inizio dell’anno si aggira sul 5%.
I motivi del rafforzamento del dollaro sull’euro sono molteplici:

  • Costante accelerazione dell’economia statunitense, che continua a espandersi, mentre quella dell’eurozona è in frenata. Appare evidente la differenza tra il balzo in avanti del 3,10% dell’economia statunitense e il +1,90% dell’eurozona.
  • Aumento del tasso d’interesse negli Stati Uniti: mentre oltreoceano prosegue l’ascesa del tasso d’interesse, ora al massimo degli ultimi anni, i rendimenti dei titoli di Stato europei restano ostinatamente bassi. Infatti i differenziali tra i tassi d’interesse delle emissioni biennali statunitensi e tedesche sono al massimo storico e quelli tra le rispettive emissioni decennali sono i più ampi dal 1989.
  • Politica monetaria più energica della Federal Reserve: mentre la Fed prosegue la sua strategia di normalizzazione della politica monetaria abbinando riduzioni della liquidità e aumenti del tasso d’interesse (ben sette nell’attuale ciclo di strette monetarie), la BCE mantiene lo statu quo e non sono previsti aumenti del suo tasso d’interesse almeno fino al 4°trimestre del 2019.
  • Incognite politiche: all’euro hanno nuociuto le perduranti incertezze politiche, causate dalle vicende della legge di bilancio italiana e della Brexit.

Poiché molti di questi fattori (ossia l’intensa espansione economica negli Stati Uniti, l’aumento del tasso d’interesse e gli energici interventi della Federal Reserve) dovrebbero restare invariati nel 2019, a nostro avviso nei prossimi 12 mesi il dollaro continuerà ad rafforzarsi sull’euro.
Prevediamo che il dollaro si assesterà a quota 1,15 sull’euro entro la fine del 2019.

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