Banca del Giappone, perplessità sulla crescita

A cura di Dws
Kurodarassicura sulla normalizzazione della politica monetaria

All’inizio della settimana il Governatore della Banca del Giappone (BoJ), Kuroda, ha cercato di riassicurare i mercati sulla capacità della banca centrale di ridimensionare lo stato patrimoniale senza disorientare i mercati. Gli acquisti di titoli della BoJ, finalizzati principalmente a riportare l’inflazione verso il target, ne hanno dilatato lo stato patrimoniale fino a fargli superare il PIL nazionale. Secondo Kuroda, l’esperienza di altre banche centrali conferma la possibilità di ridimensionare “gradualmente” lo stato patrimoniale, pur senza turbare la stabilità dei mercati, applicando un “oculato dosaggio” di reinvestimenti di obbligazioni in scadenza.

Per ora si tratta solo di un’ipotesi, perché secondo le previsioni la politica monetaria fortemente espansiva della BoJdovrebbe protrarsi ancora per qualche tempo. Naturalmente il tasso d’inflazione programmato è ancora un miraggio: a ottobre l’inflazione primaria annua viaggiava all’1,40% (in parte grazie al rincaro dei prodotti alimentari freschi), ma quella inerziale (che non comprende i generi alimentari) non superava l’1% e l’inflazione inerziale ristretta (che esclude i prezzi degli alimentari e dei prodotti energetici) era inchiodata allo 0,40% annuo. I salari reali dei lavoratori (ossia depurati dell’inflazione) sono diminuiti sia a settembre che a ottobre, ostacolando il progetto della BoJdi creare un “ciclo virtuoso”, in cui l’aumento dei redditi delle famiglie alimenti i consumi e quindi anche l’inflazione. Prevediamo che ufficialmente la BoJcontinuerà a perseguire il tasso programmato d’inflazione, ma esimendosi nella pratica da modifiche sostanziali della politica monetaria se negli Stati Uniti il tasso d‘interesse continuasse ad aumentare. Tuttavia qualche modifica della politica monetaria non è da escludere, perché se per la BoJdiventa difficile acquistare titoli di Stato giapponesi in quantità sufficiente per raggiungere l’obiettivo, lo strumento principale diventa il controllo del rendimenti, conferendo una certa flessibilità alla loro fascia di oscillazione.

La decelerazione dell’economia suscita altre apprensioni

Come osservavamo a pagina 4 del numero del 16 novembre del nostro CIO Bulletin, il mediocre PIL giapponese del 3°trimestre è attribuibile a circostanze straordinarie, tra cui un terremoto e varie intemperie atmosferiche. Tuttavia sul PIL del 3°trimestre hanno pesato anche il fiacco andamento del settore tecnologico e le perduranti inquietudini legate all’inasprimento delle tensioni commerciali tra USA e Cina, che potrebbero deprimere ulteriormente il quadro economico generale. I dati più recenti delineano un quadro in chiaroscuro. La rilevazione flash dell’indice Nikkeidei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero diffusa all’inizio della settimana mostra un arretramento complessivo dal 52,9 di ottobre al 51,8 di novembre, che tuttavia pur essendo il valore più basso da novembre 2016 resta ampiamente sopra quota 50, ossia lo spartiacque tra l’espansione e una prossima contrazione. Tuttavia il subindicatoredei nuovi ordinativi ha perso quota e destano qualche preoccupazione la decelerazione del PIL e l’indebolimento del mercato interno. Alcuni settori manifatturieri sarebbero pregiudicati dalla maggiore richiesta di yen se i turbamenti geopolitici gli attribuissero il ruolo di “valuta rifugio”. L’economia interna giapponese resta comunque chiaramente vulnerabile a un’intensificazione delle frizioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, perché il blocco della catena delle forniture penalizzerebbe notevolmente il suo settore automobilistico.

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