Focus su Deutsche Bank

A cura di Luca Spoldi
Qual è il male oscuro che pesa su Deutsche Bank? Un investitore poco attento alle vicende non di casa nostra potrebbe chiederselo osservando l’andamento in borsa del titolo della maggiore banca tedesca negli ultimi 12 anni. Stamane a Piazza Affari il titolo in avvio di giornata ha segnato un minimo di 7,9 euro per azione, vale a dire il nuovo minimo storico intraday. Negli ultimi 12 mesi il titolo ha visto le quotazioni dimezzate e la capitalizzazione di borsa si è ridotta attorno a 16,66 miliardi di euro.
L’ex colosso del credito tedesco toccò il suo massimo storico nell’ormai lontano maggio 2007 ad oltre 102,6 euro per azione, con una capitalizzazione di mercato superiore all’epoca a 197 miliardi di euro. Da allora oltre alla crisi mondiale che fece saltare concorrenti come Bear Stearns e Lehman Brothers mettendo in seria difficoltà altri importanti gruppi finanziari da AIG a ING, piuttosto che Barclays o Royal Bank of Scotland, l’istituto tedesco è rimasto coinvolto in una serie di scandali che hanno incrinato la fiducia del mercato nel suo management.
Prima quello legato alla manipolazione del tasso Libor, costato all’istituto una maxi-multa da 2,5 miliardi di dollari, poi un’indagine del fisco americano per aver condotto transazioni con paesi sotto sanzioni, terminato con ulteriori penali per 275 milioni di dollari, infine in questi giorni il coinvolgimento in una nuova indagine antiriciclaggio che ha portato alla perquisizione della sede centrale di Francoforte. Accanto a questo, nel corso degli anni è venuto fuori non solo che l’istituto aveva nascosto perdite per 12 miliardi di dollari per evitare di essere sottoposta a un salvataggio pubblico tramite bailout, ma che aveva necessità di nuovi capitali freschi.
Sono così stati lanciati aumenti di capitale in successione: 3 miliardi nel 2013, 1,5 miliardi l’anno successivo, 8 miliardi nel 2017. Proprio i timori di un ulteriore maxi-aumento di capitale, peraltro ripetutamente smentito dal top management della banca, oltre alle incertezze circa un’eventuale fusione con l’altra grande malata del settore creditizio tedesco, Commerzbank, hanno continuato a pesare anche in questi ultimi 12 mesi, portando il titolo ai livelli di quotazione attuali.
Per chi volesse provare a operare sul titolo, oltre all’acquisto diretto è possibile utilizzare future o tutta una serie di certificati che vanno dai “plain vanilla” a quelli con leva, dagli esotici agli “investment certificates”.

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