Usa-Cina, settimana prossima riprenderanno i negoziati

A cura di Wings Partners Sim

I progressi nella trattativa tra Stati Uniti e Cina, proclamati da Washington trovano riscontro anche tra le fonti cinesi, con un ex-rappresentate del Governo di Pechino che ha confermato una salita delle probabilità del raggiungimento di un’intesa commerciale. La settimana prossima riprenderanno i negoziati e Wei Jianguo, vice-Ministro del Commercio fino al 2008, ha dichiarato che entrambe le parti hanno esplicitato le proprie richieste e si avvicina il raggiungimento di un compromesso. La Cina ha delineato un limite a quelle che potrebbero essere le concessioni, in modo da non ledere alcuni temi principali di interesse strategico o politico nazionale (ovvero l’integrità della sovranità, sicurezza informatica, energia, cibo e diritto allo sviluppo).

Lo scorso dicembre il Presidente Trump aveva concesso un periodo di grazia di 90 giorni, valido fino a fine febbraio, in cui sono sospesi gli incrementi delle sanzioni, interrompendo l’escalation di tensioni, cedendo alle pressioni esercitate dai mercati e dalle maggiori aziende statunitensi. Infatti molte compagnie statunitensi sono state costrette a rivedere al ribasso i ricavi attesi, senza un beneficio economico per l’economia a stelle e strisce, dato che la riduzione della produzione situata in Cina non è stata rimpatriata ma delocalizzata in altri Paesi in via di sviluppo, come l’India. Questo è il caso di Apple che ha annunciato una riduzione dei ricavi attesi, mentre la produzione di iPhone rimarrà nelle mani di Foxcon, anche se nella filiale indiana (interrompendo le attività sul territorio cinese).

L’approccio più morbido nei confronti della Cina non ha però segnato un cambiamento di indole del Presidente statunitense, che continua ad essere orientato allo scontro frontale: il tema più caldo di questi giorni è lo stanziamento di fondi da destinare alla costruzione di un muro fisico con il Messico, che il partito di opposizione Democratico si rifiuta di finanziare. La stima di costo del progetto è di 5,6 miliardi di dollari, che se non verrà finanziato porterà Trump a confermare lo shutdown governativo, ovvero non verranno approvati i budget per le altre agenzie pubbliche, impedendo il regolare funzio-namento di 9 dei 15 dipartimenti federali, con un effetto su centinaia di migliaia di impiegati statali.

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