Osservatorio Derivati: segnali di rallentamento nei volumi OTC e regolamentati

IL MERCATO DEI DERIVATI OTC

Il valore nominale dei derivati scambiati sui mercati OTC è sceso del 15% rispetto il picco del 2008. In dettaglio il valore di questo immenso mercato è pari (valore nominale) a 592 trilioni di dollari (fine 2008) contro i 684 trilioni dello scorso giugno.

Il dato rappresenta la prima contrazione di questo settore, da quando la The Bank for International Settlements (BIS) ha iniziato a raccogliere dati a riguardo.

I motivi dietro questo calo: il sempre maggior ricorso alle clearing house per regolare le operazioni (così come indicato dal summit finanziario di Londra) e la chiusura volontaria di alcuni contratti in essere che hanno ridotto il valore totale dei CDS.

Il valore lordo del mercato è più che raddoppiato nel 2008, passando da 16 a 43 trilioni di dollari, come risultato della volatilità dei prezzi associata ai maggiori rischi insiti in alcuni contratti. Il maggior valore di mercato si riflette in un aumento della esposizione sul credito lorda, che che è salita a 5 trilioni di dollari.

A livello di singoli strumenti: i tassi di interesse rimangono i più utilizzati, occupando il 71% dell’intero valore nozionale. I derivati che si basano sui mercati esteri hanno segnato una crescita dell’8%. Ma in generale, il valore dei contratti derivati su valute, CDS, materie prime e derivati legati al mercato equity è sceso nel 2008. Dollaro ed euro sono ovviamente le due valute più utilizzate nei derivati sui tassi di interesse, rispettivamente con il 37% e 35% del mercato.

Il Regno Unito è stato il principale centro di scambio per i derivati nell’aprile del 2007, fissando una market share del 43%. Subito dopo gli Stati Uniti con il 24% del mercato globale.

EXCHANGE TRADED DERIVATIVES

Il valore nozionale dei derivati scambiati sui mercati regolamentati è sceso del 29% nella seconda metà del 2008, mentre il valore degli scambi si è contratto del 47% negli ultimi 12 mesi fino al primo trimestre 2009. I dati raccolti relativi ai primi sei mesi del 2008, segnalano però un calo degli scambi di solo il 3% nel 2008 a 2.214 trilioni i dollari, con una crescita del 25% nei precedenti quattro trimestri.

Secondo la BIS il calo nell’attività di trading durante la seconda metà del 2008 è legata ad una combinazione di riduzione del rischio, l’attesa per tassi di interesse stabili in alcuni dei maggiori mercati e il calo dell’attività tipica degli hedge fund.

Nel primo trimestre del 2009 il calo dell’attività è stato el 3% ma per l’intero anno si prevede un calo degli scambi del 25% rispetto i dati del 2008.

In base ai dati sul transato, il più grande mercato al mondo risultano i gruppi CME di Chicago, il NYSE Euronext e l’Eurex. Questi tre mercati, insieme, rappresentano più delle metà di tutte le operazioni che si svolgono sul mercato.

Londra ha un grande impatto sulle operazioni exchange-traded; il NYSE Liffe è il leader nelle operazioni di breve termine sui tassi di interesse.

Più del 90% degli scambi sui future di beni non ferrosi passa attraverso il London Metals Exchange. L’ICE Futures Europe è invece il leader nei mercati elettronici per i prodotti energetici. L’European Climate Exchange, parte del gruppo ICE Futures Europe, è il mercato principe per il mercato delle emissioni di carbonio, sia sui fiture che i sulle opzioni.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!