Lo shutdown non fa andare Trump a Davos

A cura di Wings Parners Sim

La delegazione statunitense non sarà presente al World Economic Forum di Davos, l’incontro che riunisce l’élite mondiale su base annua, a causa dello shutdown governativo annunciato e voluto da Trump. Il Presidente ha annullato infatti il viaggio programmato per il suo staff, dopo avever interrotto l’assenza durata 18 anni di un leader statunitense presentandosi nel 2018; cancellato da Trump (un’ora prima della partenza) anche il viaggio in Afghanistan della portavoce democratica Pelosi, che avrebbe dovuto far visita alle truppe, confinandola invece in patria al fine di portare avanti la nego-ziazione per approvare il finanziamento del muro e interrompere lo shutdown.

Nel frattempo, le poco lusinghiere le stime sulla crescita economica dell’Area Euro per il futuro prossimo, lasciando poco spazio all’istituto di politica monetaria per alzare i tassi d’interesse di riferimento. Secondo le aspettative di mercato Mario Draghi alzerà i tassi sui depositi per la prima volta nella sua ultima riunione come presidente, ad ottobre, in maniera analoga a quanto avvenne al Presidente Bernanke prima di abbandonare la Federal Reserve. Come allora negli Stati Uniti, dopo il primo ritocco dei tassi di riferimento, è attesa una pausa per valutare gli effetti sull’economia, che già sta evidenziando segnali di fatica. Solo lo scorso dicembre è stato interrotto il quantitative easing, con la mancanza di questa misura di supporto alla crescita e fattori esogeni che influenzeranno negativamente il PIL già quest’anno.

Se da un lato si sono ridotti i rischi inerenti ad una crisi del debito italiano, sono in salita le probabilità di un hard Brexit e di un aumento delle tensioni commerciali internazionali che, accompagnate da un rallentamen-to della Cina, potrebbero impattare sull’attività economica nell’Eurozona.

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