La frenata del comparto bancario italiano

Le vendite sui titoli delle banche italiane potrebbero continuare anche nelle prossime settimane a causa di diversi fattori. “Dobbiamo ricordare come lo spread, nonostante sia diminuito nelle scorse settimane, rimane comunque molto alto rispetto ai valori di marzo 2018 e ciò sta causando un maggior costo di funding per le banche, con impatto negativo sul bilancio – spiegano da Notz Stucki – Inoltre incide negativamente anche la pulizia dei NPL, che nel lungo periodo porta ad acquisire un maggior grado di solvibilità, ma nel breve ha riflessi negativi sul conto economico”.
La BCE ha richiesto espressamente agli istituti europei di svalutare progressivamente gli stock di crediti deteriorati entro delle precise date di scadenza, diverse per ogni controparte. E in particolar modo il sistema bancario maggiormente colpito è quello italiano, che contava a novembre un ammontare pari a circa 37,5 miliardi.
“Le deadline temporali dipendono dallo stato di salute dell’istituto e dall’incidenza del peso di NPL in portafoglio, destinati ad essere smaltiti mediamente entro il 2026 – continuano dalla branch italiana della società di asset management ginevrina – Tra le banche italiane, la situazione più dolente resta quella di Montepaschi. Lo scorso dicembre la Vigilanza Europea ha indicato i requisiti prudenziali da rispettare per il 2019 per incrementare la redditività e per migliorare la propria posizione patrimoniale”.
Inoltre la volatilità sull’andamento dei titoli bancari italiani è dovuta anche al caso Carige. “L’istituto genovese potrebbe richiedere allo stato italiano di attivare il decreto sulla garanzia statale delle nuove emissioni obbligazionarie e degli eventuali finanziamenti erogati dalla Banca d’Italia – aggiungono da Notz Stucki – Recentemente la banca ligure è stata commissariata dalla BCE dopo l’ennesimo tentativo fallito di aumento di capitale”.
“A tutto ciò si aggiunge l’incertezza sulle previsioni economiche, in quanto secondo il bollettino odierno di Banca d’Italia il Paese rischia di entrare in una recessione tecnica, con una stima della crescita del PIL per il 2019 rivista al ribasso, dall’1% allo 0,6%. Dobbiamo però segnalare che alcune banche italiane, grazie alla loro solidità, pagano un tasso minore rispetto a quello pagato sul debito dallo Stato Italiano” concludono gli asset manager svizzeri.

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