Focus sulle società biofarmaceutiche

Le azioni statunitensi sono diventate costose. Persino dopo ondate di volatilità destabilizzante nel 2018, l’indice Standard & Poor’s 500 Composite ha guadagnato circa il 400% dall’inizio del mercato rialzista, nel marzo 2009. Sebbene negli ultimi anni gli utili societari siano saliti di pari passo con i prezzi azionari, le valutazioni sono aumentate considerevolmente.
“Al 30 novembre, il rapporto prezzo/utili (P/E) previsto per l’indice S&P era a 15,3 volte, un valore elevato rispetto agli standard storici – ragiona Greg Johnson, gestore di portafoglio di Capital Group – Benché i risultati passati non siano indicativi di quelli futuri, la storia suggerisce che gli investitori potrebbero voler rivedere le aspettative di utile con il tempo. Ciò premesso, una piccola manciata di società innovative nel settore tecnologico e dei beni di consumo hanno generato buona parte del rendimento del mercato (il rivenditore online Amazon ha guadagnato circa il 2.700% dalla fine dell’ultima fase ribassista), lasciando le valutazioni in altre aree del mercato a livelli più modesti. Ovviamente, dato che molte altre società hanno prospettive di crescita più modeste e vista la probabilità di un’elevata volatilità, investire in modo selettivo sarà essenziale”.

Il rinnovamento delle linee di prodotti con potenziali farmaci di successo potrebbe aiutare i titoli biofarmaceutici e farmaceutici a guadagnare terreno, soprattutto dopo anni di notizie negative incentrate sui prezzi dei farmaci che hanno tenuto basse le quotazioni azionarie. “Per esempio, le società biofarmaceutiche Abbvie e Gilead Sciences hanno diverse terapie antitumorali in una fase avanzata di sviluppo” conclude Greg Johnson.

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