Novelli (Lemanik): “Short sul dollaro e long sull’oro per affrontare il rallentamento”

“Dal momento che il ciclo del credito che ha sostenuto la recente espansione economica è ormai in fase di inversione, mi aspetto che l’economia internazionale non si riprenderà nei prossimi trimestri ed è molto probabile che ci stiamo infilando in un contesto di stagnazione, o comunque di crescita deludente, con un aumento prospettico dei rischi di recessione entro 12 mesi”. È l’analisi di Maurizio Novelli, gestore del fondo Lemanik Global Strategy.

Il rallentamento dell’economia internazionale sta prendendo una velocità piuttosto preoccupante che non può essere giustificata solo dai contrasti commerciali tra Cina e Stati Uniti. I timori di nuovi dazi hanno paradossalmente accelerato le importazioni americane dalla Cina nel corso del 2018 e hanno prodotto una spinta alla crescita dell’export globale fino a settembre dello scorso anno. Questo ha però generato un anomalo accumulo di scorte nel sistema economico che ha contribuito in modo significativo al Pil nel terzo trimestre 2018. Ora gli operatori economici si trovano a fronteggiare un calo della domanda interna che rischia di rendere questo rallentamento economico più lungo e pericoloso di quanto si possa pensare. L’economia americana ha poi subito un ulteriore deterioramento a causa dello shutdown, per l’evaporazione dello stimolo fiscale dello scorso anno e per l’accentuarsi dello scontro politico che rischia di paralizzare la politica economica fino alle prossime elezioni. La Cina intanto affronta un rallentamento economico che è decisamente superiore a quello che traspare dalle statistiche ufficiali. L’Europa infine, particolarmente esposta al ciclo dell’export e della domanda esterna, si trova all’epicentro del rallentamento internazionale e rischia di veder cedere la propria crescita, in particolare in paesi come Francia e Italia.

“Oggi il ciclo del credito negli Stati Uniti conferma il raggiungimento del suo top ciclico e ha iniziato a rallentare, con tutto quello che comporta per i consumi che, a fine 2017, dipendevano per il 28% dal credito al consumo. Nel prossimo futuro è lecito attendersi un ulteriore aumento dei non performing loans per i creditori e si delinea probabilmente una fase di restrizione del credito all’orizzonte”, spiega Novelli.

Questo rischio si aggiunge a un quadro macroeconomico internazionale già indebolito e pone evidenti dubbi sulla capacità di recupero del ciclo, come molti si aspettano, già nel secondo trimestre di quest’anno. Occorre tenere in considerazione che attualmente il ciclo internazionale dipende in modo piuttosto pronunciato dalla domanda di consumi americani che copre il 17% della domanda mondiale, in crescita rispetto al 12% del picco del 2007. In sostanza il mondo dipende ancora più di prima dal trend del debito Usa che si è spostato dal settore del real estate al credito al consumo.

“In questo contesto, siamo negativi sulla tenuta del recupero in corso dei mercati azionari. Il contesto macroeconomico continuerà a esercitare un freno al ritorno della propensione al rischio e il ciclo dei profitti delle società quotate è estremamente correlato al ciclo del credito americano”, conclude Novelli. “Riteniamo che la Fed non abbia spazio per ulteriori rialzi dei tassi e siamo positivi sui treasuries statunitensi a 10 e 30 anni. Sul fronte valutario rimaniamo short sul dollaro nei confronti dell’euro e restiamo strategicamente long sull’oro, dal momento che la percezione di un maggiore rischio sul ciclo dell’economia ha cominciato a esercitare pressioni per il suo rialzo”.

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