Quanto vale il patrimonio abitativo delle famiglie italiane?

A cura di Idealista.it

La tendenza alla discesa dei prezzi registrata negli ultimi anni ha determinato una flessione del valore dello stock abitativo italiano che dal 2011 al 2017 ha perso circa il 9%. A dirlo è l’ultimo report dell’Istat sulla ricchezza non finanziaria, secondo il quale l’81% del valore del patrimonio immobiliare è in mano alle famiglie consumatrici.

Secondo l’analisi dell’Istat, la generale discesa dei prezzi che si è registrata nel mercato residenziale a partire dal 2012 ha determinato una riduzione anche del valore medio delle case e del valore complessivo dello stock abitativo. Basti pensare la ricchezza abitativa nel 2017 risulta inferiore di circa il 9% rispetto a quella del 2011, con una variazione media annua dell’1,4%. Nel 2017 si registra anche un rallentamento della diminuzione del valore dello stock di abitazioni (-0,8% rispetto all’1,3% del 2016) grazie al recupero del mercato residenziale che ha frenato la discesa dei valori medi.

Come si osserva dal grafico qui sopra a detenere gran parte del valore del patrimonio residenziale italiano (92%) sono le famiglie e Isp (Istituzioni sociali private senza scopo di lucro al servizio delle famiglie). In particolare le famiglie consumatrici sono proprietarie dell’81% del valore del patrimonio residenziale.

Si tratta di immobili utilizzati come abitazioni principali o come seconde case (soprattutto per case vacanza). Il restante 11% è costituito da unità a scopo di investimento e per locazione.

Le società non finanziarie sono proprietarie di poco più del 6% del valore totale delle abitazioni mentre le amministrazioni pubbliche ne detengono meno del 2%. La quota di abitazioni posseduta dalle società finanziarie resta al di sotto dell’1%, nonostante il ruolo dei fondi immobiliari.

Quanto vale il patrimonio immobiliare non residenziale?

Se ci soffermiamo sul settore non residenziale, vediamo che il valore dello stock immobiliare nel 2017 scende dell’1,9%. Anche in questo caso continua il trend negativo, con una diminuzione media annua dell’1,6% sul periodo 2011-2017.

Le unità immobiliari di più ampie dimensioni (capannoni industriali, centri commerciali, ecc.) sono detenute in prevalenza dalle Società non finanziarie. Nel 2017 il patrimonio non residenziale di proprietà delle Amministrazioni pubbliche rappresenta l’11% del totale. Il peso delle Società finanziarie (superiore al 4%) registra una tendenza alla crescita, riflettendo in particolare l’incremento del patrimonio dei fondi immobiliari.

e famiglie e le Isp detendono circa il 30% del valore del patrimonio immobiliare, con una quota preponderante posseduta dalle famiglie consumatrici. Si tratta sia immobili detenuti dalle piccole imprese, per fini strumentali all’attività produttiva, sia immobili non residenziali di proprietà delle famiglie dati in locazione (prevalentemente uffici, studi e negozi).

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