UBS vs. Fisco Usa: Berna ordina di non rivelare i nomi dei clienti

Il Governo di Berna si opporrà in ogni modo affinché il segreto bancario elvetico non venga violato. Il caso si riferisce alla ormai nota causa tra UBS e le autorità americane, che vogliono conoscere i nomi di tutti i citadini americani che in questi anni hanno utilizzato i servizi della banca elvetica per evitare di pagare le imposte

Ora la disputa legale si sposta a Miami dove si terrà la prossima udienza dello scandalo scoppiato lo scorso febbraio. La prossima settimana infatti alla corte federale di Miami, le Autorità elvetiche faranno di tutto purché UBS non riveli i nomi dei suoi clienti.

Un fatto che se si dovesse verificare sarebbe la fine del segreto bancario svizzero e forse la prima breccia nel blindatissimo sistema finanziario ed economico del piccolo paese incastonato tra le alpi, che della discrezione e la privacy ha fatto un suo motivo di orgoglio. “La Svizzera ha spiegato che la legge nazionale proibisce a UBS di assecondare qualsiasi ordine della Corte di Miami che possa richiedere informazioni sulla clientela della banca” ha detto il Dipartimento Svizzero e la Polizia sul proprio sito. “Ogni misura dovrà essere adottata purché le informazioni di 52.000 clienti non vengano diffuse nel procedimento civile in corso negli Stati Uniti”.

L’agenzia aggiunge che se “le circostanze lo richiedessero”, il Governo svizzero potrebbe emettere un preciso ordine per proibire a UBS di fornire alcuna informazione sui propri clienti.

Anche Serge Steiner, portavoce di UBS da Zurigo, ha sempre detto che se UBS avesse rivelato i nomi dei clienti questo sarebbe stato una prima crepa nel sistema svizzero e per questo il problema dovrebbe risolversi tra i due paesi (Stati Uniti e Svizzera) in modo diplomatico.

Insomma la faccenda si complica mese dopo mese. Prima gli sivzzeri pagano una multa di quasi 800 milioni di dollari e rivelano i nomi di 52 clienti e ora si sentono minacciati pure nel cuore del loro segreto bancario.

Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno il dente avvelenato con gli Svizzeri e vogliono riportare a casa i miliardi di dollari in tasse non pagate dai cittadini americani. Nelle scorse settimane UBS ha raccolto sul mercato quasi 2,5 miliardi di dollari tramite nuove  azioni, e molti speculano sul fatto che la cifra altro non sia che quanto dovrà versare allo stato americano per chiudere la causa.

SEGRETO BANCARIO SOTTO SCACCO

La crisi del segreto bancario svizzero e un possibile cambio epocale nella discplina elvetica, sono ormai un tema di tutti i giorni. Madoff, la crisi finanziaria e la lotta ai paradisi fiscali sono tre argomenti forti che spingono le economie sviluppate a portare avanti una lotta che ormai sembra senza ritorno.

La scorsa settimana anche l’altra grande banca elvetica, il Credit Suisse, ha aperto uno spiraglio verso la collaborazione con le autorità in tema di segreto bancario. Con una lettere spedita a tutti i clienti che detengono titoli francesi, la banca ha chiesto l’autorizzazione di poter trasmettere i dati alle autorità di controllo transalpine.

Per prevenire eventuali grane con le autorità giudiziarie, Credit Suisse si cautela attraverso questa lettera in cui chiede ai clienti di poter fornire informazioni che li riguardano se richieste dalle autorità. L’autorità di controllo dei mercati francese è autorizzata a richiedere l’identità dei possessori di titoli francesi, sebbene non l’abbia mai fatto, per cui CS cerca di tutelarsi e di giocare d’anticipo nel caso in cui dovesse far valere questo suo diritto.

Il Credit Suisse, come aveva già fatto similarmente UBS riguardo i suoi clienti americani, liquiderà quindi le posizioni di tutti quei clienti che non avranno risposto o che avranno risposto negativamente alla lettera entro il primo settembre.
 

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