A cura di Neuberger Berman
Ci aspettiamo che si verifichi il passaggio da una politica monetaria espansiva (Quantitative Easing) ad una politica monetaria restrittiva (Quantitative Tightening), nonché il passaggio da una dinamica di crescita sincronizzata a livello globale a una crescita economica multi-ciclo. Riteniamo che nel 2019 l’economia globale recupererà l’equilibrio perduto, dato che la Federal Reserve fermerà i rialzi dei tassi di interesse e faciliterà un “atterraggio morbido” per l’economia statunitense, mentre i rinnovati stimoli cinesi sosterranno una ripresa nel resto del mondo. Prevediamo che le banche centrali restringeranno i bilanci e che i rischi politici persisteranno, ma il ripristino di una crescita globale sostenibile, potrebbe portare a risultati di mercato più positivi e più differenziati, rispetto allo scorso anno.
Secondo le nostre aspettative, la crescita del PIL statunitense rallenterà, passando dal 3% nel 2018 al 2/2,5% nel 2019. Questo scenario rappresenterebbe un ritorno a un tasso di crescita simile al post-crisi, che è quello che ha caratterizzato l’economia del resto del mondo lo scorso anno. Si tratta quindi di un livello di crescita più sostenibile che, congiuntamente all’arresto dell’aumento dei tassi da parte della Fed, potrebbe estendere il ciclo anche nel 2020. Si prevede un abbassamento della crescita degli utili per gli investitori azionari statunitensi dato che si assisterà a una riduzione dei tagli fiscali e a un aumento dei salari, ma si delineano anche nuove possibilità per l’espansione dei multipli, specialmente dopo che, sul finire del 2018, le valutazioni sono precipitate al di sotto della media storica.
Al di fuori degli Stati Uniti, prevediamo che il rallentamento della Cina si stabilizzi nel corso del 2019. In questo contesto c’è un’alta probabilità che il sentiment e l’attività economica migliorino nei Paesi sviluppati al di fuori degli Stati Uniti, supportate da una riduzione dei costi dell’energia. Ci aspettiamo un recupero soltanto graduale del prezzo del petrolio, dato che la produzione di shale oil negli Stati Uniti ha solo parzialmente bilanciato la riduzione della fornitura da parte dei Paesi dell’OPEC.
I dati del terzo trimestre 2018 relativi a Giappone e Germania sono stati deboli: ciò è dovuto per la maggior parte a una caduta delle vendite delle auto diesel in Germania e alla combinazione di alluvioni catastrofiche e preparativi per l’imminente rialzo dell’imposta sui consumi in Giappone, fattori che probabilmente avranno un impatto negativo anche sui dati del trimestre successivo. Inoltre, sia la Banca del Giappone sia la BCE sembrano voler mantenere orientamenti accomodanti. Il rischio politico rimane piuttosto pronunciato in Europa; di conseguenza, nel complesso, confermiamo un’ inclinazione positiva nei confronti del Giappone e dei mercati emergenti per quanto riguarda le aree al di fuori degli Stati Uniti, almeno nel breve termine, mentre attendiamo chiarimenti sui rischi in Europa.
A livello generale, optiamo per un aumento del rischio, ma con cautela. Fortunatamente, gli spread creditizi si sono ampliati in modo sufficiente da rendere le obbligazioni corporate attraenti per la prima volta da molto tempo. Il mercato high yield statunitense sta registrando performance superiori al 7%. In questo senso, anche se tendiamo a preferire l’azionario rispetto all’obbligazionario e riteniamo che i rendimenti obbligazionari dei mercati emergenti al di fuori degli Stati Uniti siano troppo bassi, abbiamo cambiato le nostre raccomandazioni in tutti i settori del credito.
Riteniamo che questa opportunità sia ancora particolarmente interessante sul segmento a breve e medio termine della curva e che possa favorire gli emittenti high yield di elevata qualità, insieme ad alcuni selezionati nomi del settore investment grade che presentano quotazioni attraenti. Un portafoglio costruito in questo modo potrebbe generare un rendimento del 5-6%, che può risultare interessante in uno scenario di crescita ridotta minato dal rischio di eventi avversi.
Per le stesse motivazioni legate all’alta volatilità e alla correlazione elevata tra azioni e obbligazioni, rimaniamo positivi sui fondi hedge. Molti non sono riusciti a capitalizzare dalle condizioni dello scorso anno, spesso perché sono stati ingannati dalle continue oscillazioni dei trade più consigliati, come ad esempio le azioni value rispetto alle azioni momentum, e alcuni segmenti delle curve dei future delle materie prime. Tuttavia, riteniamo che lo scenario fondamentale sia ancora positivo. La view sui private market è stata declassata a neutra per riflettere le valutazioni elevate e l’eccessivo utilizzo della leva in molte operazioni di buyout tradizionali. Ad ogni modo, riteniamo che ci siano ancora delle opportunità in questo settore.
In sintesi la posizione di Neubeger Berman sulle varie asset class:
- Obbligazionario: la view di NB rimane sottoposesata sulle obbligazioni governative, ma ha rivisto al rialzo il credito investment grade e vede opportunità interessanti nel debito dei Paesi Emergenti, in previsione di una riconversione della crescita globale.
- Azionario: NB ha rivisto la sua view, che passa da neutrale a sovrappesata, per tutte le categorie azionarie, ad eccezione del Real Estate quotato, dopo il forte sell-off alla fine del 2018. NB prevede che i mercati saranno sostenuti dalla risincronizzazione della crescita economica globale e da una moderata espansione dei multipli.
- Real asset e alternativi: NB conferma la sua view sovrappesata su materie prime e fondi hedge come parte di una più ampia strategia per contrastare la volatilità di un ciclo maturo. Mentre le valutazioni raggiunte nelle operazioni di buyout nel private equity sono elevate, il focus su business di qualità elevate e su settori di nicchia rimane attraente.
- Valute: underweight su dollaro USA; neutrale su Yen giapponese; overweight su sterline britannica; underweight su franco svizzero.