Banca Ifis sui massimi dell’anno, nel 2019 Bossi vuole crescere ancora

Di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, 6 In Rete Consulting

Banca Ifis è un istituto italiano specializzato nella “specialty finance” ed in particolare nell’offerta di servizi e soluzioni di credito alle imprese e nell’acquisizione e gestione dei portafogli di crediti deteriorati. In quest’ultimo business la banca, guidata dall’amministratore delegato Giovanni Bossi, è diventata rapidamente uno dei principali player italiani, con un portafoglio di 15,76 miliardi di crediti deteriorati in proprietà o gestione e previsioni per il 2019 di acquisire altri 3-5 miliardi di Npl, in linea con gli anni precedente.

La crescita di Banca Ifis è avvenuta anche tramite acquisizioni: in particolare dopo lo sbarco sul segmento Star di Borsa Italiana, avvenuto nel 2004, l’istituto ha rilevato Ifis Finance (nel 2006), Toscana Finanza (nel 2011), GE Capital Interbanca (nel 2017), Capitalfin, Fbs e Credifarma (nel 2018), ma la campagna acquisti non sembra destinata a fermarsi, purché possano creare ulteriore valore per gli azionisti di Banca Ifis.

Lo stesso Giovanni Bossi ha sottolineato nella conference call a commento dei risultati 2018: “Vogliamo essere un player primario nel mercato degli Npl, abbiamo le conoscenze, le risorse e uno dei maggiori database d’Italia. Siamo pronti a considerare tutte le opportunità sul mercato se saranno in grado di creare valore per il gruppo. Crescere è importante, ma l’efficienza e la sostenibilità lo sono di più”.

Parole che sono piaciute agli investitori non meno dei numeri dello scorso esercizio, apparsi leggermente superiori alle attese di mercato, con un utile netto di 146,8 milioni (-18,8% rispetto al 2017, ma con un utile del solo quarto trimestre di 57,8 milioni in rialzo del 154% rispetto ai tre mesi precedenti e ben oltre le attese del mercato) e un margine di intermediazione di 173 milioni (+38% sui precedenti tre mesi).

Quanto alla solidità patrimoniale, che il rallentamento del Pil e alcune singole posizioni problematiche come quella del gruppo Astaldi si temeva potesse essere sotto pressione, è apparsa di poco peggiore delle previsioni, con un Cet1 ratio pari al 10,3% (consensus: 10,45%) e un patrimonio netto consolidato di gruppo a fine esercizio di 1,459 miliardi di euro, in crescita del 6,4% rispetto agli 1,371 miliardi del primo gennaio 2018.

Numeri che hanno portato il Cda di Banca Ifis a prevedere un dividendo in crescita del 5% a 1,05 euro per azione, pari ad un rendimento del 5% circa rispetto alle attuali quotazioni, volate ieri a 20,9 euro per azione (corrispondenti a una capitalizzazione di mercato di 1,125 miliardi di euro, la nona in ordine di grandezza tra i titoli del comparto dei servizi finanziari), in crescita del 35% rispetto ai valori di inizio anno.

Tra le possibili criticità, gli esperti di Websim hanno segnalato il tema della struttura societaria, la cui ottimizzazione potrebbe consentire un miglioramento di 300/350 punti base di coefficiente Cet1 e le incertezze sull’effettiva crescita del Pil dell’Italia quest’anno (la Commissione Ue ha appena rivisto a +0,2% le sue previsioni, ben al di sotto dal +1,5% ipotizzato dal governo italiano nel Documento economico finanziario). I colleghi di Equita Sim, che dopo i conti hanno migliorato a 21,1 il proprio target price, parlano inoltre di titolo che ormai “sembra correttamente valutato”, mentre molti analisti tecnici segnalano come area 20-21 euro sia “un significativo spartiacque per il trading” e suggeriscono di prendere profitto a breve pur restando “pronti a rientrare”.

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