Rendimenti attesi in crescita: l’outlook di Moneyfarm

A cura di Moneyfarm

All’inizio di un anno che si preannuncia incerto, pervengono alcuni segnali che definiscono i trend delle principali asset class. Innanzitutto, le valutazioni azionarie sono migliorate: i rendimenti attesi sui mercati sviluppati sono infatti i più alti degli ultimi cinque anni. Inoltre, le prospettive per il debito governativo sono cresciute solo in modo marginale, tanto che i rendimenti attesi dei titoli di stato dei Paesi sviluppati sono i migliori dal 2013. Invece, il panorama del credito societario sembra meno attraente rispetto allo scorso anno – particolarmente per quanto riguarda il segmento high yield.

La combinazione tra buona profittabilità e valutazioni basse è chiaramente espressa in alcune asset class, nello specifico l’azionario (soprattutto quello americano). Questo vuol dire che il prezzo attuale degli asset azionari potrebbe aprire una finestra di opportunità interessanti per gli investitori che avessero obiettivi di medio-lungo termine.

Ovviamente, sui mercati non esistono garanzie e la strada che porterà i listini a raggiungere i rendimenti che aspettiamo non ha le sembianze rassicuranti di una linea retta che sale verso l’alto: controllare il rischio e la volatilità nel breve è più importante che mai. Ma tutto sommato il 2019 si presenta come un anno interessante: sia perché prevediamo che diversi fattori di incertezza troveranno una soluzione, sia perché il ciclo finanziario comincerà ad avviarsi in una direzione nuova. In generale questa transizione potrebbe portare incertezza, in un contesto dove l’equilibrio di mercato resta delicato. Esiste tuttavia una forte possibilità che il 2019 sia un buon anno per investire, nelle modalità corrette e con un obiettivo di medio-lungo termine.

 

Scenario e rendimenti attesi per asset class

Il 2018 è stato un anno di transizione per quanto riguarda il ciclo politico ed economico. Le tensioni politiche e commerciali, nel contesto economico che sta perdendo trazione, hanno condizionato negativamente i listini azionari. Oltre il 95% delle maggiori asset class investibili ha girato la boa in negativo. Ciò però non significa che siano saltate le correlazioni: nei maggiori momenti di stress sull’azionario, l’obbligazionario è comunque riuscito a offrire uno spunto di diversificazione.

In questa fase infatti obbligazionario e azionario sono correlati negativamente. Se guardiamo alla storia, fino alla fine degli anni Novanta la correlazione è stata positiva, ma con l’inizio del nuovo millennio, tassi d’interesse perennemente in calo hanno permesso al mondo obbligazionario di generare rendimenti costantemente positivi, mentre l’azionario è passato attraverso due crisi molto marcate (2001-2008): da qui l’inversione della correlazione.

È nostra convinzione che nei prossimi anni, con tassi d’interesse più elevati e un’inflazione a livelli leggermente più alti di quelli attuali, ci troveremo di fronte a un regime di correlazione positiva tra obbligazioni e azioni.

Tuttavia, guardando alla storia, bisogna sottolineare come la correlazione non esaurisca il concetto di diversificazione. Nel corso dei decenni l’obbligazionario ha offerto comunque ottimi spunti per smussare le perdite dell’azionario, consentendo nella maggior parte dei casi un recupero più veloce delle perdite. Questa dinamica è possibile perché nel breve termine i flussi di capitale tra le due asset class tendono a far divergere i prezzi soprattutto nei momenti di stress.

I rendimenti attesi tornano a crescere

Il grafico mostra i rendimenti attesi (nominali e attualizzati) per i prossimi dieci anni, ovvero Ia stima del rendimento a cui le asset class dovrebbero tendere nei prossimi dieci anni, elaborata dal Centro Studi Moneyfarm per ciascuna asset class.

 

Nella asset allocation strategica per il 2019 assistiamo a un drastico miglioramento delle prospettive per l’azionario sviluppato, mentre per i mercati emergenti vi è un peggioramento. La dinamica dei rendimenti riflette nuovi rischi legati ai Paesi emergenti (prevalentemente alla Cina e alle tensioni commerciali) e valutazioni azionarie nei Paesi sviluppati per la prima volta a sconto in cinque anni.

L’obbligazionario governativo è stata l’unica asset class in positivo nel 2018 in Usa e nell’Eurozona. Tuttavia le valutazioni non sono migliorate di molto e questo si riflette sui rendimenti per i prossimi anni.

 

Dal punto di vista delle valutazioni, il 2018 ha rappresentato una correzione salutare per tutto il mondo azionario. Le valutazioni (ovvero il rapporto tra il costo dei titoli e l’attività economica delle aziende) sono scese, attestandosi al di sotto delle medie storiche recenti, a livelli che possiamo definire convenienti per la prima volta negli ultimi cinque anni (fare riferimento ai grafici). In questo momento i rendimenti attesi dell’azionario dei Paesi sviluppati sono tra i migliori degli ultimi cinque anni.

Da un punto di vista dell’attività, la profittabilità (ovvero i margini di profitto netti rispetto al giro di affari) sembra piuttosto alta. Bisogna però considerare che durante un periodo di rallentamento economico (o di recessione) la profittabilità delle aziende potrebbe scendere.

Come si nota dal grafico, nel 2018 abbiamo assistito a un declino generale nella revisione degli utili (ovvero il numero di aziende i cui utili sono stati nel corso dell’anno rivisti al rialzo piuttosto che al ribasso).

Questo di per sé non è un segnale eccessivamente preoccupante (già in passato abbiamo avuto revisioni degli utili negative, in presenza di ritorni positivi). Tuttavia bisognerà tenere conto della fase ciclica nel pianificare l’esposizione azionaria per il 2019, anche in un’ottica, se il caso, di gestione della volatilità nel breve.

Questo è soprattutto vero per i mercati emergenti, dove ci aspettiamo un maggior impatto delle tensioni commerciali rispetto ai mercati sviluppati.

Rischio e volatilità

Prevediamo che la volatilità continuerà ad aumentare nel 2019, guidata dall’incertezza sia macroeconomica sia rispetto ai fondamentali. Come si può notare dalla tabella sottostante, per il 2017 abbiamo previsto un livello di volatilità piuttosto basso per poi aumentare gradualmente le nostre stime nel 2018 e nel 2019 per quasi tutte le asset class. Un’eccezione è costituita dall’azionario dei Paesi sviluppati, per cui prevediamo un livello di volatilità al 15%, comunque ben al di sopra della media degli ultimi cinque anni (intorno all’11%).

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