Economia mondiale: siamo come naufraghi in un mare di rischi

A cura di Aqa Capital

“Devo continuare a respirare perché domani il sole sorgerà e chissà la marea cosa potrà portarmi.”
“- Stan: Chuck, Kelly ha dovuto scordarti.  Ti credeva morto. Ti abbiamo seppellito. C’è stato un funerale, una cassa, una lastra di marmo. Tutto quanto.
– Chuck Noland: Una cassa da morto? E chi c’era dentro?
– Stan: Be’, tutti ci hanno messo qualcosa. Che so… un cellulare, un cerca-persone, qualche foto. Io ci ho messo dei CD di Elvis.”
“Il tempo ci domina senza pietà, incurante se siamo in salute o ammalati, affamati o ubriachi o… russi o americani o… abitanti di Marte. È come il fuoco: può distruggerci o riscaldarci.”
“87 ore sono un’eternità! Il cosmo fu creato in minor tempo! Hanno combattuto guerre, rovesciato governi in 87 ore! Fortune sono andate bruciate!”

Tratto da  “Cast Away” di Robert Zemeckis.

La liquidità sta per tornare, le banche centrali sembrano pronte, in caso di necessità, a tornare in campo. Alcuni membri della Bce hanno già anticipato che la prossima mossa potrebbe essere un piano di finanziamenti agevolati alle banche, Tltro (acronimo da mal di testa). La Borsa è come un’isola deserta, devi continuare a respirare perchè domani il sole sorgerà e chissà cosa porterà la marea.

La marea, la liquidità, è quella già immessa dalle banche centrali e che potrebbe salire ancora, con strumenti nuovi. La prossima riunione della Bce, quella del 7 marzo, potrebbe essere già la data  giusta per annunciare un programma a sostegno delle banche. Immediata la reazione del mercato con gli istituti finanziari italiani che hanno brindato la notizia, soprattutto quelle con una situazione patrimoniale sotto stress. Anche dalla Federal Reserve arrivano indicazioni di alcuni membri che prospettano uno rallentamento al tapering probabilmente già il 20 di marzo. La banca centrale cinese è molto oltre, e sta pensando di rendere perpetue alcune classi di debito, una fantasia finanziaria a livelli sconosciuti anche a più esperti maghi del settore .
 
Sempre sul fronte cinese arrivano altre buone notizie. Donald Trump è ottimista sugli esiti degli incontri a distanza con il presidente Xi Jinping. Trump si è detto pronto a non far scattare l’ultimatum, che prevedeva un aumento dei dazi automatici se non si fosse trovato un accordo entro il primo marzo. Lunedì notte sull’onda delle indiscrezioni che danno un accordo per vicino, le Borse asiatiche hanno chiuso tutte in deciso rialzo. Anche Wall Street nei giorni scorsi ha festeggiato.

Gli operatori sono ormai convinti che i due principali freni dei mercati, i rapporti commerciali tra Cina e Usa e le politiche restrittive delle banche centrali stiano per sciogliersi come neve al sole.

La realtà, però è un po’ più complessa. Il mondo non va nella stessa direzione in maniera univoca. Le variabili spazio-tempo in questa economia sono sempre più importanti. Il tempo ci domina senza pietà, incurante se siamo in salute o ammalati, affamati o ubriachi o… russi o americani o… abitanti di Marte. È come il fuoco: può distruggerci o riscaldarci.”

Iniziamo dallo spazio, l’Europa. Il Contiente sembra ormai solcato da forti differenze. La Germania è alla disperata ricerca di lavoratori specializzati. In Italia la disoccupazione anche se è ritornata ai livelli pre  crisi è comunque al 10,8%, con quella giovanile ancora in crescita. In Spagna la disoccupazione è al 14,45% elevata ma ai minimi degli ultimi 10 anni. L’Inghilterra è un mondo a parte. Secondo un rapporto elaborato dal National Institute of Economic and Social Research “Gli effetti economici dell’accordo su Brexit proposto dal Governo sul lungo termine saranno pari a un calo del 4% del Pil  della Gran Bretagna. Questo è equivalente a perdere l’intero contributo annuale del Galles o del settore finanziario a Londra”.

Se la Gran Bretagna restasse a oltranza in un’unione doganale con la Ue o se il “backstop”, la polizza di assicurazione sul confine irlandese, venisse utilizzata, il danno sarebbe minore ma comunque consistente, con un calo del 2,8% del Pil o 70 miliardi di sterline. Se invece il Parlamento britannico respingesse l’accordo proposto dal Governo e la Gran Bretagna uscisse dalla Ue senza un’intesa, la cosiddetta opzione “no deal”, allora la contrazione del Pil sarebbe del 5,5% o 140 miliardi di sterline.

Ora passiamo all’altra variabile, il tempo. Siamo alla vigilia delle elezioni europee, in agenda dal 23 al 26 maggio. Ormai 11 governi dell’Unione sono sostenuti da una maggioranza di cui fanno parte movimenti anti-sistema. Al di là di una vena euroscettica diversa da Paese a Paese, partiti nazionalisti sono al potere in Italia, in Austria, in Polonia e in Ungheria; ma anche in Bulgaria, in Finlandia, nella Repubblica Ceca, in Slovacchia, in Grecia, e in Romania e adesso Lettonia.

Di fronte a questi mercati, spinti, di volta in volta, da diverse correnti con,  sullo sfondo, i timori di una recessione economica, le politiche variabili delle banche centrali, le tensioni commerciali e le elezioni, sembra di essere naufraghi soli che lottano per non essere alla mercé della corrente. La lotta è continuare a respirare perché domani sorge il sole, ovvero individuare quelle idee in grado di farci vedere oltre l’orizzonte di queste variabili, fin troppo, cicliche, per un portafoglio di lungo respiro.

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