Una casa in paradiso per dimenticare lo scudo

Nella vecchia Inghilterra le vecchie maniere primeggiano sempre, anche negli investimenti.
Dopo l’offensiva europea al segreto bancario e l’attuazione di piani di amnistia fiscale, un gran numero di risparmiatori di alto reddito di nazionalità britannica si è riversata sul mercato immobiliare dei paradisi fiscali, per mettere al sicuro i propri risparmi nel modo più vecchio che esiste: comprando una casa. Il boom dei prezzi si è registrato in molti dei centri offshore quali Montecarlo, Ginevra, Gibilterra, e nelle isole della manica Guernsey e Jersey, fino ad Isle of man nel mar d’Irlanda.

La causa di questo forte incremento delle vendite sarebbe da ricercare nell’innalzamento delle tasse sui redditi imposto dal governo britannico, congiunto con un’aliquota al 10% per il rimpatrio dei capitali accumulati illegalmente all’estero. Così si spiegherebbero le performance di vendite fuori dal comune e l’aumento dei prezzi degli appartamenti, cresciuti in alcuni casi del 30% come a Montecarlo o nelle isole della Manica, e la drastica diminuzione del tasso di invenduto avvenuta in Svizzera, dove la percentuale dello 0,25-0.50% rappresenta il minimo storico.

Se l’aliquota del 10% ha reso inefficace lo scudo fiscale inglese, spingendo i risparmiatori ad investire i propri capitali nel mercato immobiliare, in Italia dove invece l’aliquota è pari alla metà di quella britannica, la situazione potrebbe essere diversa. L’amnistia fiscale proposta dal governo potrebbe rappresentare una realtà vantaggiosa al rimpatrio dei capitali esteri, allontanando il pericolo dell’investimento immobiliare nei centri offshore.
Il flusso di denaro che dovrebbe pervenire in Italia a partire da metà settembre potrebbe creare una congiuntura molto positiva sull’economia del paese, e soprattutto sul mercato immobiliare italiano.

Leo Civelli, chief executive officer di Raeg (Real Estate Advisory Group) Europa, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano Milano Finanza, ha dichiarato che si prevede un incanalamento della maggior parte dei capitali in rientro sul comparto residenziale, risolvendo in parte il problema dell’invenduto che affligge soprattutto i centri urbani italiani. Più modesti invece gli investimenti nel settore degli immobili ad uso commerciale, più legato per natura al mercato societario.

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