Paradisi fiscali, le liste dell'Ocse

Sono quattro le liste pubblicate dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che riuniscono tutti gli stati mondiali suddividendoli in categorie a seconda del loro “stato di salute” fiscale.
La compilazione è scaturita dalla decisione del G-20 di agire contro le nazioni che non collaborano in campo fiscale rispettando gli standard internazionali.

I raggruppamenti sono stati suddivisi per tonalità di colore, partendo dalla lista bianca, si passa per due liste grigie sino alla lista nera, dove può scattare l’accusa di riciclaggio internazionale.
I paesi che hanno firmato i 12 accordi di trasparenza fiscale sono stati inseriti nelle lista bianca, mentre nella lista “grigio chiara” figurano quelli che hanno firmato e attuano accordi di collaborazione con stati della lista bianca, come l’Ue, Usa e Giappone. Tra questi compaiono paesi europei quali l’Austria, Belgio, Lussemburgo e Svizzera, e nazioni sudamericane come il Cile e il Guatemala.

La lista grigia è di fatto quella più preoccupante, non essendoci per il momento paesi inclusi nella lista nera. Nella lista grigia sono infatti iscritti 38 stati che si sono formalmente impegnati a rispettare gli standard internazionali, ma che poi di fatto li hanno elusi.
È questa la categoria dei paradisi fiscali, dove figurano gran parte delle oasi del fisco come le Bahamas, le isole Cayman, la Repubblica Domenicana, ma anche Gibilterra, Monaco e il Liechtenstein.

Nella lista nera, come detto, non  figura ora nessun paese, sebbene fino all’Aprile del 2009 fossero inscritte le Filippine, la Malasya, Costa Rica e Uruguay.

La pubblicazione delle liste non è rimasta senza conseguenze; ne è esempio il principato del Liechtenstein che, dopo aver socchiuso le porte del segreto bancario per venire incontro alle richieste della comunità internazionale, ha annunciato in un comunicato di aver iniziato lo scambio di informazioni in materia fiscale con la Gran Bretagna, come riportato dal Sole24Ore.

Nonostante i negoziati stiano prendendo piede con molti dei paesi della lista grigia, permane la volontà da parte di questi paradisi di trovare un compromesso per conservare almeno in parte il segreto bancario che ha portato alla fortuna il settore finanziario.
 

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