Si riduce la propensione al rischio degli investitori

A cura di Wings Partners Sim

Segnali negativi per l’economia statunitense quelli che arrivano dal mercato obbligazionario, con una riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato sui minimi da oltre un anno, che evidenzia un ritorno dell’avversione al rischio da parte degli investitori. La decisione della Fed di non proseguire con il rialzo dei tassi è stata motivata con le sfide a cui si trova di fronte il Paese, anticipando un rallentamento del PIL che potrebbe addirittura scivolare in territorio recessivo.

Infatti, il differenziale tra gli interessi offerto dal titolo del Tesoro a 3 mesi con quello a 10 anni è ora passato in negativo, per la prima volta dal 2007 (alla vigilia dell’ultima profonda crisi economica). Anche gli ultimi dati macroeconomici pubblicati non lasciano molto spazio ad ottimismo, con un a contrazione dell’indice manifatturiero PMI preliminare di marzo a 52,5 (in calo di 5 decimi rispetto a febbraio ed un punto al di sotto delle previsioni). Tale dato si concretizza con ordinativi alle fabbriche stagnanti a febbraio e scorte di magazzino dei grossisti in aumento dell’1,2%, nonostante il supporto della spesa governativa che nel solo mese scorso ha fatto segnare un deficit da $234 miliardi. Non un declino inaspettato dato lo shutdown più lungo della storia degli USA, imposto da Trump per arrivare a finanziare il muro di confine con il Messico, che non ha permesso di pagare gli stipendi ad una parte dei lavoratori nel pubblico, andando ad impattare sulle capacità di spesa.

A riconoscere che i rischi prevalenti per l’economia statunitense siano quelli di una recessione rispetto a quelli di un andamento migliore delle attese che faccia salire l’inflazione, il Presidente della Fed di Chicago Evans. Se le previsioni dovessero essere disattese, non è da escludere un taglio dei tassi d’interesse.

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