Brembo accelera su ipotesi M&A internazionale

Brembo torna a correre a Piazza Affari guadagnando ieri il 7,3% con una capitalizzazione risalita sopra i 3,7 miliardi di euro dopo le dichiarazioni del presidente Alberto Bombassei che in un’intervista si è detto pronto a scendere anche sotto il 50% (dall’attuale 53,52%, oltre al 2,6% posseduto dalla società come azioni proprie) nell’ipotesi di una operazione di fusione o acquisizione.

L’ipotesi, ha poi precisato un portavoce della società, non è per ora neppure allo studio, ma il mercato sembra scommettere che i Bombassei seguiranno l’esempio di altri imprenditori italiani come Leonardo Del Vecchio, gli eredi Agnelli, i Benetton e forse a breve anche i Berlusconi che hanno puntato sull’estero anche a costo di veder scivolare il proprio peso sull’azionariato.

L’espansione all’estero è una strategia che Brembo persegue da anni

Il gruppo fattura ormai circa 2,5 miliardi di euro l’anno, producendo impianti frenanti per autovetture (76,8% dei ricavi), motocicli (9,2%) e veicoli commerciali (9,2%) oltre che nelle competizioni (4,8%). I principali mercati, sempre in termini di ricavi, sono gli Usa (25,3% delle vendite), seguiti dalla Germania (23%), mentre l’Italia (11,7%) pesa poco più che la Cina (11%). Più indietro il Regno Unito (7,8%), la Francia, l’India, il Sud America e il Giappone.

Secondo le previsioni degli analisti, il settore dei produttori di parti di ricambio originali, come Brembo, dovrebbe continuare a crescere nei prossimi anni, con l’Asia indicata come l’area più “calda” in termini di crescita delle vendite di impianti frenanti. Verosimilmente la possibile “preda” di un’acquisizione o fusione dovrebbe dunque essere un gruppo di dimensioni compatibili con Brembo, così da non diluire eccessivamente il controllo dei Bombassei nell’ipotesi di un’operazione “carta contro carta” (con eventuale conguaglio in contanti), con una buona presenza in Asia o in altre aree dove il gruppo è meno presente al momento

Di nomi per il momento non se ne fanno, ma guardando ai numeri tra i potenziali partner di una futura aggregazione potrebbe esservi la statunitense Wabco, con 2,7 miliardi di dollari di fatturato annuo, per circa il 60% derivante dalle vendite in Europa e per il resto dall’Asia-Pacifico, o la giapponese Akebono Brake Industry, che vanta 243 miliardi di yen (circa 1,95 miliardi di euro) di fatturato annuo, per circa la metà negli Usa e per un terzo in Giappone. Molto più difficile un concorrente come la tedesca Knorr-Bremse, che fattura più del doppio di Brembo (6,2 miliardi di euro), ma che ha una interessante controllata americana (Bendix Cvs, poco più di 1 miliardo di dollari l’anno di vendite).

Intanto gli ultimi movimenti di Borsa stanno creando secondo gli analisti tecnici una interessante modifica del quadro operativo e Brembo, per anni un classico titolo ciclico con ampie oscillazioni, potrebbe ora vedere un’accelerazione del rally partito dai minimi visti a inizio 2009 a 40 centesimi per azione, complice la crisi economico-finanziaria mondiale, per arrivare sino ai livelli attuali (11,09 euro la chiusura di ieri), con l’area 6-8 euro che ormai rappresenta un importante supporto di lungo periodo.

Il fatto che anche i volumi siano saliti assieme ai prezzi dimostra tutto l’interesse del mercato per il titolo che ora potrebbe salire almeno sino a 11,60-11,75 euro prima di tirare il fiato, con supporti indicati in area 10,6-10,7 euro prima e 9,65 euro dopo. Visto l’accelerazione subita nelle ultime sedute, il consiglio è tuttavia di non voler operare a tutti i costi in modo affrettato e semmai attendere che torni la calma prima di passare ordini d’acquisto o di vendita.

A cura di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, ceo di 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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