Brent, quotazioni sui massimi di cinque mesi

L’OPEC sta riducendo, intenzionalmente e non, l’offerta di petrolio. “Undici dei quattordici membri del gruppo si sono uniti a dieci membri non OPEC (noti come OPEC+) per puntare a 1,2 milioni di barili di produzione al giorno in meno di quanto prodotto nell’ottobre 2018 – conferma Nitesh Shah, Director of Research di WisdomTree – Gli stati che fanno parte di questo gruppo stanno rispettando bene la propria quota.

I tre paesi OPEC esentati dall’accordo stanno assistendo a un calo dei livelli di produzione. “In primo luogo, il Venezuela sta affrontando un’implosione economica, con un accesso limitato all’elettricità che inibisce la produzione – elenca Shah – Inoltre, il paese è oggetto di sanzioni da parte degli Stati Uniti. In secondo luogo, l’Iran si sta preparando per il giorno (maggio 2019) in cui scadono le deroghe alle sanzioni offerte ai consumatori del suo petrolio. Così, la produzione petrolifera iraniana sta crollando. Infine, in Libia, dopo un periodo insolitamente scarso di interruzioni, l’approvvigionamento petrolifero della contea rischia di diminuire. Un importante terminal petrolifero nei pressi di Tripoli rischia di essere tagliato fuori a causa dei combattimenti nella capitale. Ciò potrebbe impedire l’accesso fino a 300.000 barili di petrolio al giorno”.

La politica dell’OPEC sembra quindi essere irremovibile? “La prossima riunione si terrà a giugno e nessuno dei membri dell’OPEC+ sta attualmente spingendo per ritornare ad aumentare la produzione – conclude il direttore ricerca di Wisdomtree – Le forniture americane continuano a crescere e quindi il gruppo OPEC+ sembra soddisfatto della riduzione preferendo gli attuali prezzi del petrolio vicini ai 70 dollari al barile ai 50 dollari al barile della fine del 2018”.

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