Utility, in pole position quelle che non non soffrono i maggiori costi di Co2 e gas

I prezzi della CO2 sono cresciuti di 6 euro per tonnellata fino a 27 euro nelle ultime settimane spinti da un rimbalzo del prezzo del gas naturale e, secondo il Financial Times, dalla crescente probabilità di un ritardo nella Brexit oltre che da regole introdotte all’inizio del 2019 che limano la disponibilità di certificati sul mercato.

I prezzi della CO2 – fanno notare gli analisti di Equita – sono legati in modo particolare al trend dei prezzi del gas naturale in Europa (TTF future con scadenza 2020 salito da 18 €/mwh a 20 €/mwh) in quanto i produttori di energia elettrica tornano a utilizzare il carbone quando i prezzi del gas tornano a salire, come in questi giorni anche a causa di un improvviso calo dei volumi dalla Norvegia, probabilmente legato alla volontà di sostenere i prezzi del gas.

Anche i prezzi della produzione di energia elettrica sono rimbalzati in tutta Europa (future 2020 in Francia da 50 a 54 €/mwh, Germania da 45 a 50 €/mwh ed Italia da 58 a 63 €/mwh), rileva Equita.

“Si tratta di un’indicazione positiva per le utility con esposizione all’idroelettrico e alla produzione termolettrica che non soffrono i maggiori costi di co2 e prezzi del gas – sostengono gli analisti di Equita – fra queste le più esposte sono Erg (75% Ebitda esposto includendo Hydro, Wind e Solar per la parte non incentiva) A2a (16%-18% dell`EBITDA con 4.5-5 twh di produzione hydro/wte), Iren (10% Ebitda esposto ad Hydro/Wte). Impatti positivi (ma residuali) anche per Falck Renewables ed Enel, considerata la diluizione del business internazionale”.

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