Iren: 2018 brillante, ma la guidance 2019 è prudente

Buoni numeri per Iren nel 2018, anche se la guidance per il 2019 non convince tutti gli analisti. Il 2018 della multiutility nata dall’integrazione, annunciata nel 2008 ma perfezionata solo nel 2010, tra Aem Torino e Amga Genova (già riunite in Iride) con Agac Reggio Emilia, Amps Parma e Tesa Piacenza (aggregate in Enia) si è chiuso con ricavi in crescita del 9,3% a 4,04 miliardi, Ebitda in crescita del 17,8% a 966,6 milioni e un utile netto di 242,1 milioni (+1,8% sul 2017).

Le raccomandazioni e i target price degli analisti su Iren

Numeri apparsi a Banca Akros “oltre le attese”, mentre la guidance è apparsa agli esperti “leggermente al di sotto delle nostre previsioni e del consenso, a causa del clima caldo”. Per questo motivo Banca Akros ha limato le stime sull’Ebitda 2019 del 2% e sull’utile netto del 3%, mantenendo comunque un rating “buy” (acquistare) con un prezzo obiettivo di 2,6 euro (dai precedenti 2,7 euro).  Confermato il “buy” anche di Banca Imi, con target price di 3 euro, tenuto conto che il quarto trimestre 2018 è risultato “impegnativo” a causa di condizioni sfavorevoli in termini di materie prime, margini di generazione di energia termica e volumi di vendita di gas e calore.

Guidance prudenti per via del clima sempre più mite inducono anche gli analisti di Kepler Cheuvreux, che pure confermano il proprio “buy” con prezzo obiettivo a 2,8 euro, a limare le stime sugli utili per azione del 3,2% per il 2019 e dello 0,4% per il 2020, mentre Equita Sim (“buy” con target price di 2,8 euro) parla di minore produzione idroelettrica (a causa della siccità vista a inizio anno) e consumi gas nel primo trimestre del 2019 (per il caldo anomalo di febbraio e marzo) che peseranno per 10-15 milioni sui conti e pertanto lima dell’1,1% le stime 2019 sull’Ebitda e del 3% sull’utile.

L’Ebitda è ora atteso tra 880 e 890 milioni di euro a fine anno (senza contributo di eventuali fusioni e acquisizioni) rispetto agli 893 milioni inizialmente stimati; la stima inclusiva di fusioni e acquisizioni è stata in parallelo ridotta da 905 a 895 milioni. Da notare che il ceo di Iren, Massimiliano Bianco, dettosi disponibile a proseguire nel suo incarico (cosa che sarebbe secondo Equita un catalyst positivo per il titolo) ha confermato che la società resta “attiva” su tale fronte e gli analisti si attendono alcune acquisizioni minori nel corso dell’anno.

Confermate dal management anche le ipotesi di crescita del piano con investimenti in attività regolate e la costruzione di 4 nuovi impianti di trattamento (per i quali la società è nelle fasi conclusive del processo di autorizzazione). Sulla possibile cessione di Olt (Lng di Livorno) Iren non ha ancora preso una decisione, anche se l’asset nel frattempo è stato inserito tra gli “held for sale” (detenuto per la vendita). “Riteniamo che la cessione possa essere un elemento positivo della strategia di gruppo” commentano gli analisti.

Infine Mediobanca Securities ha confermato il proprio “outperform” (farà meglio del mercato) limando il prezzo obiettivo da 2,8 a 2,7 euro. Per gli analisti “la guidance 2019 tiene conto di un certo minor contributo dalla generazione e dalle sinergie”, tanto che gli esperti hanno limato previsioni sull’utile per azione 2019-2021 del 2,5%. Dopo questa raffica di conferme il titolo ha recuperato parte del terreno perso di recente in borsa, anche se sia la variazione settimanale sia quella annuale restano negative (-7% la prima, -12% la seconda alla chiusura di lunedì).

Nell’immediato, inoltre, gli analisti tecnici segnalano il persistere di un trend ribassista con obiettivi in area 2,12-2,05 euro per azione che rispetto ai 2,144 euro della chiusura di lunedì implicherebbero un potenziale ribasso tra l’1% e il 4% circa. In caso di inversione positiva del trend i primi obiettivi sono invece individuati nelle resistenze in area 2,24-2,33 euro (tra il 4% e l’8% di rialzo potenziale). Il dividendo di 8,4 centesimi deliberato a valere sui risultati 2018 ed in pagamento il prossimo 26 giugno, appare in crescita del 20% rispetto al 2017 (7 centesimi) ed equivale ad un dividend yield del 2,25% circa alle quotazioni correnti.

A cura di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, ceo di 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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