Banche giapponesi a buon mercato (ma per valide ragioni)

A cura di Archibald Ciganer, gestore del fondo T. Rowe Price Japanese Equity, T. Rowe Price

Le valutazioni delle banche giapponesi sono attualmente sui livelli più bassi da oltre un decennio, e stanno attraendo nuovamente gli investitori value verso il settore. Di certo le azioni bancarie sembrano a buon mercato, ma per buone ragioni.

Per gli investitori value, l’opportunità di investimento sembra chiara: date le basse valutazioni attuali, qualunque miglioramento nel contesto dei tassi di interesse in Giappone potrebbe essere riflesso in modo esponenziale nel prezzo delle azioni bancarie. Se da un lato questo ragionamento ha senso, dall’altro lato il miglioramento dei tassi da solo non può bastare a superare le sfide di lungo periodo che permangono nel settore.

 

Outlook debole per gli utili

Le politiche monetarie ultra-accomodanti della Bank of Japan hanno prodotto un ambiente molto sfavorevole alla generazione di profitti da parte delle banche. La combinazione di quantitative easing e tassi di interesse negativi ha eroso gli utili delle banche giapponesi.

Tradizionalmente, le banche commerciali realizzano i propri profitti dagli interessi che ricevono sui prestiti alla clientela e sulle riserve di liquidità nei depositi a breve termine. Dal 2013, il programma di quantitative easing della BoJ ha ridotto i rendimenti dei bond a lunga durata. Ciò ha determinato una costante diminuzione degli utili bancari derivati dai prestiti.

Allo stesso tempo, la minore domanda di nuovi prestiti da parte di società ricche di liquidità e da parte di una popolazione in invecchiamento ha amplificato l’impatto negativo sugli utili. Le banche hanno sofferto un altro colpo nel gennaio 2016, con l’introduzione di una politica di tassi di interesse negativi da parte della BoJ. Progettata allo scopo di incoraggiare la spesa e di supportare l’inflazione, tale politica ha ulteriormente assottigliato gli utili bancari, facendo sparire i rendimenti delle riserve di liquidità. In questo scenario, l’outlook degli utili per il settore appare debole, e probabilmente non cambierà a breve.

 

Un mercato estremamente competitivo

Il Giappone ha un settore bancario tra i più affollati al mondo. Il numero di filiali per ogni 100 mila persone è di 34, rispetto ad una media globale di 12,2. Dato questo contesto competitivo, i margini di profitto continuano a ridursi.

Di conseguenza, anche se vi fosse un miglioramento dei tassi di interesse, il riflesso positivo sugli utili bancari verrebbe eroso dalla competizione. La saturazione delle filiali bancarie rappresenta un problema strutturale che continuerà a frenare gli utili finche non vi sarà un consolidamento significativo nel settore.

 

I trend demografici in mutamento

L’outlook per le molte banche regionali giapponesi è particolarmente sfidante. Queste banche di piccole e medie dimensioni servono principalmente la popolazione delle campagne al di fuori delle città principali. Avendo come core business il credito domestico, hanno sofferto molto il contesto di tassi di interesse negativi e hanno assistito ad un costante declino degli utili negli ultimi anni.

Inoltre, la popolazione nelle aree rurali e periferiche del Giappone sta diminuendo e invecchiando. Le banche regionali sono estremamente esposte a questi trend strutturali e per questo motivo le prospettive di crescita dei loro portafogli di prestiti si stanno deteriorando. Questa pressione ha già spinto alcune banche regionali a fondersi per essere più competitive in un ambiente sempre più difficile. Ciò è positivo, tuttavia, è necessario un consolidamento molto più esteso nell’industria perché vi sia un impatto significativo.

Nel frattempo, altre banche regionali si stanno orientando verso asset più rischiosi e verso altri business, come il trading di titoli o il M&A, al fine di incrementare i propri utili. Data la potenziale mancanza di expertise in queste aree, ciò espone il settore finanziario giapponese ad una serie di nuovi possibili rischi.

 

Partecipazioni incrociate

Anche la ‘tradizione’ giapponese delle partecipazioni incrociate è un elemento da considerare. Se da un lato il miglioramento degli standard di governance nell’ultimo decennio ha portato a un’innegabile riduzione delle partecipazioni incrociate tra aziende, dall’altro lato la pratica della proprietà reciproca di ampie quote tra società interconnesse resta una caratteristica del mercato. Questa dinamica è evidente soprattutto nel settore bancario, dove le società fanno affidamento su creditori che agiscono da azionisti ‘amichevoli’ per assicurarsi finanziamenti, respingere le minacce di take over e fornire un supporto coalizzato contro gli investitori più esigenti.

In sintesi, la situazione del settore bancario domestico in Giappone resta impegnativa. Le politiche monetarie accomodanti, i tassi di interesse negativi, la forte competizione e la crescita strutturalmente debole dei prestiti sono tutti elementi con un impatto negativo sugli utili.

In generale, restiamo positivi sull’outlook dell’azionario giapponese. I reali miglioramenti strutturali nell’economia e nel mercato dell’equity si stanno già riflettendo nei rendimenti delle aziende, e ciò rappresenta un trend positivo di lungo periodo. Detto ciò, è importante evitare le ‘sacche’ di debolezza strutturale: a questo scopo, è necessario un approccio di investimento attivo. In quest’ottica, siamo fiduciosi di poter continuare a trovare business giapponesi di qualità con un solido potenziale di crescita degli utili e in grado di offrire sovraperformance a lungo termine.

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