E’ presto per tornare a comprare Euro

A cura di Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy di Swissquote  

I mercati valutari continuano a sonnecchiare con flussi di notizie limitati almeno fino a metà settimana: è solo a partire da mercoledi che avremo in sequenza la riunione della Fed, quella della Bank of England, i dati sull’occupazione Usa e le elezioni regionali in UK).

Paradossalmente i mercati americani continuano a salire, mentre la volatilità si riduce ulteriormente e lo yen sta sovraperformando le monete del G10. Price action confusi stanno a indicare come i traders stiano in realtà affrontando un periodo difficile nell’individuare i drivers ciclici.L’Eurodollaro ha messo a segno un rimbalzino a 1,1175 che ha generato alcuni posizionamenti rialzisti sulla moneta unica: le analisi a sostegno di questo movimento si basano sulla lettura trimestrale migliore del previsto del Pil europeo del primo trimestre e sulle valutazioni a sconto delle società europee, se confrontate con quelle statunitensi.

Eppure queste tesi non ci sembrano sufficienti, e, se dovessimo giudicare il quadro economico europeo a partire dai dati sul  PMI e da quelli sull’indice di fiducia IFO della scorsa settimana, potremmo concludere che certamente la ripresa economica non è arrivata al di qua dell’Atlantico.

In buona sostanza, riteniamo che cambiamenti marginali sulle prospettive di crescita europea non siano in grado di controbilanciare un rally borsistico che a Wall Street è più vivace che mai e con una “bonanza” che coinvolge anche il mercato obbligazionario.

Resta da capire se la lettura migliore delle previsioni del Pil trimestrale Usa la scorsa settimana stia portando gli investitori a rimuginare su quello che potrebbe fare ora la Fed (attualmente in pausa) mentre la BCE è ancora assai lontana da una politica di normalizzazione monetaria. Di tale attuale divergenza dovrebbe beneficiare il dollaro Usa almeno nel breve termine.

Rimaniamo cauti di fronte a chi sostiene che l’eurodollaro abbia ormai consolidato una base stabile, soprattutto in considerazione degli esiti delle elezioni in Spagna, che hanno visto la vittoria dei socialisti di Pedro Sanchez, benchè non vi sia ancora chiarezza sul tipo di maggioranza che ci sarà in Parlamento e il mercato tenti di anticipare settimane di incertezza e negoziazioni all’interno di uno scenario politico molto frammentato. L’esito più probabile è l’appoggio dei separatisti catalani, ovvero una soluzione che incorpora un prezzo politico molto alto e che può essere decisamente etichettata come non favorevole ai corsi della moneta unica.

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