Agli emerging piace l’oro

A cura di Marco Caprotti, Morningstar

I mercati emergenti vanno a braccetto con l’oro. Una scelta dettata dall’esigenza di accompagnarsi a un classico asset sicuro in un periodo in cui, nelle aree in via di sviluppo, si registrano sia la crescita economica (il Fondo monetario internazionale per le economie emergenti e in via di sviluppo parla di un +4,4% nel 2019 e +4,8% nel 2020), ma anche l’aumento di tensioni che potrebbero metterne a rischio i progressi.

 

Le Banche Centrali comprano oro

Non è quindi un caso che le Banche centrali di molti Paesi emerging stiano raccogliendo metallo giallo nei loro forzieri. Secondo i dati del World gold council (Wgc, l’associazione delle principali aziende minerarie aurifere a livello mondiale), le riserve russe sono salite di 274,3 tonnellate nel 2018. Insieme a Kazakistan, Turchia e India, il paese ha raccolto la metà della produzione mondiale di metallo giallo.


oro

 

Uno studio del Wgc ha evidenziato come il 76% delle Banche centrali di tutto il mondo consideri l’oro come un porto sicuro. Un quinto di queste ha detto che prevede di acquistarne nel corso del 2019.

La cultura dell’oro

“Oltre che per il suo uso come asset strategico, l’oro rapresenta una parte importante nella cultura dei mercati emergenti come elemento per la produzione di gioielli”, spiega Kristoffer Inton, analista di Morningstar. “Il miglioramento della situazione economica degli abitanti delle aree emerging porterà a maggiori acquisti di metallo giallo. In questo senso i due paesi da tenere d’occhio sono Cina e India. Il secondo, in particolare, potrebbe far crescere la domanda a causa dell’instabilità della divisa locale (che spinge la ricerca di asset sicuri) e della mancanza di valide alternative di investimento”.

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