Uber debutta oggi al Nyse

Oggi a Wall Street inizieranno le contrattazioni al Nyse di Uber. Il prezzo di Ipo è stato fissato a 45 $, nella parte bassa cioè della forchetta 44-50 $ prevista. La capitalizzazione premarket sarà di circa 82 miliardi di dollari. “Nonostante né Uber né Lyft siano attualmente in utile, la crescita del fatturato e la loro espansione su scala globale è notevole – spiega Anthony Ginsberg, ideatore di HAN-GINS Innovative Technologies UCITS ETF – Il fatturato di Uber ha raggiunto gli 11,3 miliardi nel 2018, in crescita del 43% sull’anno precedente, anche se inferiore rispetto al +61% del 2017. La società ha evidenziato perdite per 1,8 miliardi di dollari nel 2018, in calo del 15% dai 2,2 miliardi fatti registrare nel 2017″.

Intanto la sua divisione Uber Eats cresce rapidamente e rappresenta 1,5 miliardi di dollari che equivalgono al 13% del fatturato complessivo della società. Il fatturato di Uber Eats è salito del 149% rispetto all’anno precedente, che era pari a 587 milioni di dollari.

“Malgrado al momento non riescano ad essere profittevoli, la crescita del fatturato sia di Uber sia di Lyft segue la strada tracciata da Amazon – continua Ginsberg – A quest’ultima sono occorsi più di 14 anni, esattamente 58 trimestri dopo l’IPO del maggio 1997, per arrivare –complessivamente– allo stesso ammontare di profitti registrati nel primo trimestre 2019″.

Per diversi anni dopo essersi quotata, infatti, Amazon ha continuato sistematicamente a perdere denaro. Esistono altre società simili a Uber e Lyft che operano nel ridesharing, un ambito altamente rivoluzionario. Si tratta di un’opportunità di mercato davvero globale, che offre economie di scala e in cui il vantaggio di arrivare per primo sul mercato e la riconoscibilità del brand sono cruciali per garantirsi una quota di mercato di una certa rilevanza.

“Il modo in cui si muovono ora Uber e Lyft probabilmente rispecchierà quanto già visto con Amazon, per la quale la lotta sulle quote di mercato ha inizialmente avuto la priorità rispetto a generare profitti – prosegue Ginsberg – Quando aziende tecnologiche così rivoluzionarie si espandono su scala mondiale, aumenta l’esborso di capitale in ragione della costruzione dell’infrastruttura e della distribuzione. In questa fase il dato interessante da analizzare non è quello dei profitti complessivi, quanto piuttosto il margine di profitto tipicamente guadagnato su ciascuna corsa effettuata (vale sia per Uber sia per Lyft). Alla fine è la scalabilità a livello mondiale di queste corse tipo che assicurerà ad Uber e a Lyft successo nel lungo termine.

Amazon ha indicato per la prima volta un profitto su base trimestrale nell’ultimo trimestre del 2001, ovvero più di 4 anni dopo che si era quotata, e pari a soli 5 milioni di dollari. Il CEO Jeff Bezos ha ignorato gli analisti di Wall Street che facevano rimostranze perché i profitti avessero slancio e ha dato priorità all’offerta di prodotti, all’infrastruttura distributiva e all’espansione geografica. Nei primi anni questo è andato a scapito degli obiettivi di profitto trimestrali di breve periodo. Oggi Amazon vale circa 1000 miliardi di dollari, una delle imprese a più alto valore al mondo, e Bezos è l’uomo più ricco del mondo.

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