Mercati – I contrasti dell’India

L’economia Indiana è cresciuta del 5,8 per cento nel primo trimestre 2009, un dato superiore alle attese degli analisti, reso possibile dai buoni risultati registrati dal settore dei servizi, che pesa per il 53 del prodotto interno lordo, tuttavia restano numerose preoccupazioni sullo sviluppo della regione.

L’inflazione continua ad essere uno dei principali problemi.
L’indice dei prezzi all’ingrosso (WPI), che rappresenta la misurazione ufficiale dell’incremento dei prezzi in India è a livelli prossimi allo zero, dopo essere stato in territorio negativo; vi è tuttavia un generale consenso nel ritenere lo WPI un indice scarsamente rappresentativo delle dinamiche inflazionistiche. In India non esiste un indice ufficiale sui prezzi al consumo (CPI), tuttavia confrontando una stima di quest’ultimo per il mese di maggio registriamo una crescita del 10,21 per cento, rispetto all’1 per cento del WPI, un dato che senza dubbio si ripercuoterà sul già basso tenore di vita della maggior parte della popolazione indiana, tenuta a sostenere la domanda interna, a fronte delle problematiche legate all’export.

A fronte di cali su base annuale, bilanciati da una crescita su base mensile, registrati dal Giappone, economia per definizione orientata all’esportazione, l’export indiano continua il trend di ribasso, sebbene la crescita dell’indice manifatturiero (PMI), passato dai 44,4 punti di dicembre, ai 55,3 di giugno, lasci intravedere segnali di ripresa ed una conferma sui positivi risultati del pil nel primo trimestre 2009.

Il deficit fiscale è senza dubbio la problematica maggiore.
Il nuovo piano di stimolo annunciato dal governo centrale, porterà il deficit fiscale al 6,8 per cento, il livello massimo degli ultimi 19 anni, con un conseguente downgrade dall’area di investment grade attualmente occupata, ed un inevitabile aumento del costo dell’indebitamento estero, che graverà in primo luogo sulle imprese domestiche. Il deficit inoltre potrebbe aumentare a fronte di un nuovo rialzo del prezzo del petrolio, a causa delle politiche di sussidio adottate dal governo, per stabilizzare i costi energetici del settore privato, inoltre sono ancora da quantificarsi i costi legati al programma di ricapitalizzazione delle banche a controllo statale, che in India continua a rappresentare una percentuale molto significativa, operando secondo logiche non sempre riconducibile al mercato.
La crescita del deficit dovrebbero portare la rupia, dopo il buon recupero degli ultimi mesi, favorito da una ritrovata propensione al rischio sui mercati internazionali, nuovamente sotto pressione, con il rischio di generare nuove spinte inflazionistiche.

Ed infine Sunil Rongala ritiene che la politica monetaria rimarrà espansiva, ed addirittura la banca centrale potrebbe abbassare di 25, o addirittura 50 punti base, il costo del denaro, ora al 3,25 per cento, nonostante le problematiche legate all’inflazione.

Gli investitori esposti, o comunque intenzionati a prendere posizione sull’area dovrebbero senza dubbio valutare le dinamiche domestiche, tuttavia la difficoltà di lettura del mercato, ad oggi senza dubbio tra i più complessi da valutare, le enormi potenzialità ed il conseguente rischio elevato, che suggerisce un orizzonte temporale di lungo termine e il conferimento di percentuali minoritarie di portafoglio, portano inevitabilmente a sminuire le criticità correnti, a fronte del trend storico di crescita dei mercati azionari

 
 

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