Aumenti dei dazi, effetti secondari in vista?

A cura di Christian Nolting, cio globale di Dws

La reazione della Borsa all’inasprimento della controversia sino-statunitense ha già ridotto i multipli di valutazione dell’indice S&P 500 fin sotto le recenti medie storiche. Ma l’intensificazione del conflitto ha inciso anche sul settore obbligazionario, deprimendo i rendimenti dei titoli pubblici di riferimento, preferiti dagli investitori alla ricerca di sicurezza, e ampliando i differenziali di rendimento delle obbligazioni societarie high yieldstatunitensi. Nonostante le apprensioni suscitate dalle sanzioni contro l’Iran, il prezzo del greggio è stato frenato dai timori per le conseguenze del conflitto commerciale sull’economia mondiale e quindi anche sulla domanda di petrolio. Invece la quotazione dell’oro figura tra i pochi beneficiari di questa situazione, anche se forse solo temporaneamente.

Gli effetti secondari dei dati

Ora gli operatori si chiedono fino a che punto il contrasto sino-statunitense potrà influire sullo stato d’animo dei consumatori e delle imprese e dunque anche sulla produzione e sui consumi. Gli ultimi dati economici risalgono a prima che il negoziato commerciale si interrompesse, ma già allora erano evidenti i segnali di frenata in molti settori, come le vendite al dettaglio negli Stati Uniti e la produzione industriale, gli investimenti in immobilizzazioni e le vendite al dettaglio in Cina. Gli effetti a scoppio ritardato saranno inevitabili quando il pessimismo creato dal deragliamento del negoziato commerciale si trasmetterà ai dati economici di maggio e dei mesi successivi. Un’incognita è fino a che punto tutto ciò travalicherà l’ambito del semplice contenzioso sino-statunitense.

Naturalmente la politica commerciale non può essere considerata una variabile indipendente, in quanto influisce sulla politica monetaria sia immediatamente, perché i rincari dei prodotti importati alimentano l’inflazione, sia in un secondo tempo sulla politica di bilancio se i governi ricorrono a questo strumento per contrastare un rallentamento generale dell’economia. L’opinione più accreditata è che la Federal Reserve manterrà invariata la strategia monetaria, ritenendo un fenomeno temporaneo l’eventuale aumento dell’inflazione successivo all’imposizione dei dazi. Per la Banca Popolare cinese probabilmente l’inflazione passerà in secondo piano rispetto agli interventi necessari per agevolare il compito di evitare un arresto brusco dell’economia nazionale.

 

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