Telecom Italia, il 2019 inizia meglio di quanto temuto

Non è stato un primo trimestre esaltante per Telecom Italia (Tim), ma già si sapeva ed anzi i risultati comunicati ieri a mercati chiusi, pur in calo nel confronto con lo scorso anno, sono apparsi leggermente migliori delle attese di consenso (che vede al momento 13 consigli di acquisto su 26 report in circolazione, con un prezzo obiettivo medio di 62 centesimi a titolo).

Nei primi tre mesi del 2019 l’ex monopolista telefonico italiano ha registrato ricavi di gruppo in calo del 2,9% annuo a 4,5 miliardi, di cui 4,1 miliardi legati ai ricavi da servizi (-3%). L’Ebitda organico è risultato pari a 1,8 miliardi (-2,1%) con un margine migliorato dal 40,4% al 40,7%. L’indebitamento finanziario netto al 31 marzo era pari a 25,1 miliardi, in calo di 190 milioni rispetto a fine dicembre e di 457 milioni sul marzo 2018.

Tra gli altri dati si nota una generazione di cassa in miglioramento, con un free cash flow operativo di 0,5 miliardi (+558 milioni) e un equity free cash flow di 0,2 miliardi (+550 milioni). Risultati “meno deboli delle attese”, commentano gli analisti di Equita Sim, “grazie a incrementi di prezzo nel fisso e minori spese per investimenti e circolante”. In attesa della call, gli esperti hanno confermato le stime annue, coerenti con la guidance della società. Confermato anche il “buy” e il target price a 0,6 euro per azione (che implica un +31% sul prezzo di chiusura di ieri sera).

La società ha anche segnalato l’avanzamento delle iniziative strategiche in linea con il piano industriale e di aver “ sostanzialmente completato” il riassetto manageriale, nonché il mandato all’amministratore delegato per la finalizzazione della vendita di Persidera. Il titolo reagisce positivamente ai conti e ai primi commenti positivi dei broker (tra gli altri Mediobanca Securities che ha confermato un “outperform” con target a 0,76 euro), avendo aperto in rialzo di oltre il 3% la giornata a Piazza Affari.

Gli analisti tecnici di Websim, in particolare, ricordano come dopo aver toccato un +17% da inizio anno ai primi dello scorso marzo il titolo abbia poi gradualmente perso terreno sino a portare in negativo (-5,3% a ieri sera) la sua performance da inizio 2019, sottoperformando sia Ftse Mib (+12% da inizio anno) sia l’Eurostoxx Tlc (+2%), reinserendosi in questo modo in un trend negativo che dura ormai da oltre tre anni (il 2016 si chiuse con un calo del 29%, il 2017 a -14%, lo scorso anno con un -33%).

La reazione sembra indicare la possibilità di un assestamento sull’area dei minimi storici, rafforzandone la valenza come supporto. Operativamente è dunque possibile provare a sfruttare ogni debolezza per effettuare acquisti dilazionati nel tempo finché i prezzi (oggi attorno a 47 centesimi) si mantengono tra i 43 e i 48 centesimi per azione (primo obiettivo di brevissimo termine). Nel breve periodo gli obiettivi sono indicati attorno ai 52-53 centesimi e poi verso i 59 centesimi.

Sopra i 60 centesimi per azione si aprirebbe con maggior decisione una nuova fase rialzista di medio-lungo periodo. In caso di rotture dei supporti in area 42,9-43 centesimi tornerebbe invece a prevalere il trend ribassista di medio-lungo periodo. Il titolo ai livelli attuali tratta circa 18,7 volte gli utili per azione normalizzati (P/E) e meno di 0,5 volte il valore di libro (P/B).

Dato che lo scorso anno si è chiuso con una perdita netta (di 1,41 miliardi), in particolare a causa della svalutazione di elementi dell’avviamento, la società ha deciso di distribuire quest’anno un dividendo (di 2,75 centesimi per azione) solo ai titoli di risparmio, tramite distribuzione di riserve. La cedola sarà staccata il 24 giugno e messa in pagamento il 26 giugno.

A cura di Luca Spoldi, Certified european financial analyst, ceo di 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.

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