La guerra dei dazi Usa-Cina peserà sul PIL cinese, dollaro e Treasuries

L’economia mondiale, in particolar modo quella dei mercati sviluppati, sta attraversando una fase di rallentamento della crescita, nonostante lo stimolo fiscale negli Stati Uniti e le politiche monetarie espansive in Europa. A ciò si aggiunge la forte dipendenza della domanda globale di beni e servizi dalla Cina, la cui economia è in frenata, soprattutto a causa della campagna di riduzione del debito e della guerra commerciale. Quest’ultima, in particolar modo, si è surriscaldata nuovamente negli ultimi giorni, con l’aumento dei dazi dal 10 al 25% su prodotti cinesi per un controvalore di 200 miliardi di dollari. E le ripercussioni sull’economia cinese le vediamo proprio sul grafico rappresentato, in cui viene stimato l’impatto in termini di riduzione del PIL dovuto alle tariffe USA applicate sulle esportazioni cinesi. Questa la view di Notz Stucki, società di asset management ginevrina fondata nel 1964 e tradizionalmente focalizzata sulle gestioni di grandi patrimoni e sulla selezione di fondi e gestori, che di seguito dettaglia il proprio outlook.

Al momento ci troviamo allo “stage 3” e se dovesse continuare lescalation della trade war, lultimo dazio sui rimanenti 325 miliardi di dollari di prodotti sarebbe quello che colpirebbe in maniera più marcata la crescita cinese, attesa comunque sopra al 6% per il 2019

Tra l’altro, le tensioni sono salite ulteriormente dopo l’applicazione del dazio. Il Presidente americano ha firmato un ordine esecutivo per mettere al bando le apparecchiature di telecomunicazione di Huawei e Zte, incluse nella lista di società che minacciano la sicurezza nazionale. Secondo gli Stati Uniti sussiste il rischio che tali aziende possano utilizzare i loro apparecchi per spiare i governi occidentali e, inoltre, sono state accusate di aver violato le sanzioni con l’Iran. Da parte della Casa Bianca sembrerebbe che questa decisione non abbia nulla a che vedere con la guerra commerciale, ma si tratta di un provvedimento che l’amministrazione stava pianificando di prendere sin da gennaio. Ciò è possibile poiché si è appellata all’International Emergency Powers Act, normativa che concede al presidente la facoltà di intervenire sul commercio in caso di emergenza di sicurezza nazionale. Tuttavia, la controffensiva da parte della Cina non è mancata. I leader del mondo dell’economia e della finanza USA ora sono preoccupati di una massiccia vendita dei Treasury da parte della Cina, con l’intento strategico di rendere gli USA più vulnerabili.

Tuttavia ciò potrebbe suscitare due effetti “controproducenti” per la Cina.Il primo riguarda i bond americani, in quanto i rendimenti salirebbero al punto da spingere le banche americane a comprare i Treasury con le loro riserve, iniettando liquidità nel sistema economico come incentivo per la crescita.Il secondo effetto invece porterebbe una riduzione del valore del dollaro, favorendo di conseguenza un aumento delle esportazioni USA a sostegno della bilancia commerciale.

Nel frattempo, al G-20 di fine giugno in Giappone si dovrebbero incontrare Trump e la delegazione cinese e ci auspichiamo che arrivino finalmente ad un accordo, che tranquillizzi il commercio internazionale e i mercati.

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