Petrolio amaro per Saipem, che cade in Borsa

A giudicare dai prezzi della benzina alla pompa, in Italia, non si direbbe. Ma per il settore petrolifero potrebbero esserci guai in arrivo almeno in borsa, dopo che nell’ultima settimana i prezzi del Wti sono crollati da circa 63,8 a poco più di 58,5 dollari al barile, mentre il Brent è passato da un picco di circa 73,3 dollari a poco più di 67,3 dollari al barile.

Il caso Libia

Più che i timori sulla Libia, dove non ci sarà alcuna tregua e che quindi potrebbe continuare a non essere in grado di rifornire i mercati sembrano pesare da un lato le dichiarazioni sempre meno concilianti della Cina in merito alla disputa commerciale in atto con gli Stati Uniti, dall’altra gli ultimi indicatori macro che hanno confermato l’ulteriore calo di fiducia degli imprenditori tedeschi (indice Ifo sui minimi degli ultimi 4 anni e mezzo a maggio) e più in generale delle imprese in Europa (indice Pmi dei direttori acquisti in calo a maggio a 47,7 punti dai 47,9 di aprile, rispetto a quota 50 che separa le fasi di espansione dell’attività da quelle di contrazione).

Ne fa le spese più di altri il titolo Saipem, che nella sola seduta di ieri ha perso oltre il 5% scivolando poco sopra i 3,94 euro per azione. La variazione settimanale sfiora così il -7,7%, portando quella mensile ad oltre il -7% e riducendo a solo l’1,55% il guadagno rispetto a 12 mesi fa, con una capitalizzazione scivolata sotto i 4 miliardi di euro. Ora il titolo è a poca distanza dai livelli (3,8 euro) indicati dagli analisti tecnici di Websim come stop loss rispetto ad una strategia rialzista che si era aperta col titolo in area 4,1 euro con possibili obiettivi di breve termine in area 4,5-4,9 euro per azione.

Analisi tecnica…

La tenuta dei supporti (in area 3,8-3,85) sarà dunque importante per evitare di negare completamente lo scenario rialzista. Anche così però le prospettive si sono fatte più difficili per Saipem, che ora presenta un’opportunità ribassista di brevissimo e pare confermare il trend negativo di medio e lungo periodo tanto più che la discesa è stata accompagnata da un significativo aumento dei volumi di scambio (quasi raddoppiati nell’ultima seduta). Gli investitori più avvezzi al rischio potrebbero dunque operare al ribasso tramite opzioni. Ieri le “put” con strike price tra 3,60 e 3,85 hanno registrato gli incrementi maggiori, tra il 70% e il 50% abbondante, mentre tra le “call” le perdite più robuste, superiori al 50%, sono toccate a quelle con strike price tra 4,8 e 4,2 euro.

… e analisi fondamentale

Da parte degli analisti fondamentali non viene al momento nessuna indicazione specifica: il target price di consenso resta attorno a 5,65 euro per azione, con 14 giudizi positivi, 3 neutri e 3 negativi sul titolo che agli attuali livelli quota poco meno di 30 volte l’utile per azione atteso per il 2019 (13 centesimi di euro). Da ricordare come gli ultimi ad esprimersi sul titolo siano stati a inizio settimana gli analisti di Morgan Stanley, che dopo aver incontrato il management hanno confermato il proprio “outperform” (farà meglio del mercato) migliorando leggermente il prezzo obiettivo da 5,3 a 5,4 euro.

A sconto sui peer

Tra le motivazioni citate dagli analisti per il loro giudizio la “crescente raccolta ordini”, il “diminuire dei rischi legali”, il margine di rialzo “strategico” legato anche al possibile deconsolidamento del settore drilling. Inoltre, notano gli esperti, Saipem scambiava a sconto del 20% rispetto al settore e del 31% rispetto alla sua media storica. Valutazioni che a maggior ragione sembrerebbero valere ora, se non fosse per la pressione ribassista di breve periodo di cui si è detto, e che potrebbero portare una volta esaurita la coda di ordini di vendita ad un primo recupero di quotazioni.

A cura di Luca Spoldi, *Certified european financial analyst (www.6inrete.it)

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