Certificato con cedole dello 0,32% mensili e alta protezione su Intesa Sanpaolo

 A cura di WeOptions.com

Ecco un certificato (ISIN:  GB00BGXXG988) avente come sottostante il titolo Intesa San Paolo che  prevede il pagamento di cedole mensili dello 0,32% ( 3,84% p.a.) INCONDIZIONATE, ovvero certe e che alla scadenza del 3 gennaio 2022 proteggerà il capitale fino a flessioni del  -60% dal valore dello strike iniziale. In caso di crollo, con violazione della “Barriera Capitale” posta a 0,7636 euro, da parte di Intesa, rilevata il giorno di valutazione finale (la violazione nel durante non rileva), il certificato rimborserà l’effettiva performance negativa del titolo azionario.

Questo strumento è stato emesso da Goldman Sachs e collocato da Deutsche Bank: è uno dei certificati più protettivi emessi sul titolo Intesa, sottostante molto utilizzato dagli emittenti per via dell’elevato Dividend Yield che consente di strutturare strumenti provvisti di richness e conseguentemente di attrattività per il cliente finale.

Mentre però la maggioranza degli emittenti utilizza Intesa per costruire strumenti con “cedole” elevate del tipo “ Worst of”, in questo caso GS ha voluto concentrarsi su un classico “Reverse Convertible” su singolo titolo, privilegiando quanto più è possibile la protezione del capitale, ma garantendo nel contempo un rendimento certo superiore rispetto alle normali obbligazioni.

Ce ne occupiamo dopo la distribuzione del lauto Dividendo del 20 maggio (10% circa) per avere un quadro più chiaro ed aggiornato e per interpretare nella maniera più corretta il pay-off dello strumento.

Il giorno 20.05.2019 la situazione ex-dividend Intesa si presenta così:

Strike Price: 1,9090

Prezzo titolo: 1,98

Barriera: 0,7636

Prezzo certificato: 100,70

Stimando la distribuzione da parte di Intesa di due dividendi ordinari per gli anni 2020 e 2021 di pari entità (0,197 euro) il prezzo del titolo ex cedole quota ipoteticamente circa 1,58 euro: occorrerebbe un’ulteriore flessione di oltre il 50% per portarsi a ridosso della barriera. In base ai calcoli di una nota società indipendente di risk management le probabilità di rottura della barriera a scadenza si assestano oggi al 16,8% e quindi la restituzione del capitale è stimata al 83,2%.

Questo deve fare pensare: Il costo opportunità per questo certificato deve essere sempre misurato in rapporto al titolo azionario (performance e mancati dividendi) e non rispetto al rendimento di un bond. Non c’è il capitale garantito comparabile alle obbligazioni nei cosidetti certificates Yield enhancement.

Nello specifico, i certificate Reverse convertible sono costruiti con la combinazione di un acquisto di uno zero-coupon bond e di una vendita di un’opzione put plain vanilla sul sottostante titolo azionario. Il certificate corrisponde al possessore una cedola di ammontare elevato rispetto ad obbligazioni di pari durata. Infatti, il rendimento dello zero-coupon è pari all’interesse privo di rischio + eventuale spread dell’emittente (in questo caso Goldman Sachs), mentre il differenziale di cedola rappresenta il premio incassato dell’opzione put venduta dal sottoscrittore all’emittente. Il bond emesso a un determinato prezzo può essere considerato come il collaterale a garanzia della vendita della put, mentre l’interesse pagato dall’emittente è dato dall’interesse sul collaterale a  cui si somma il premio della put option venduta.

Premesso ciò, si lascia all’investitore valutare se sia sufficientemente ripagato a fronte di un rischio sistemico che implicherebbe il crollo delle quotazioni del titolo Intesa sotto quota 0,76 o se invece, avendo una view laterale-rialzista di medio periodo, sia portato a considerare altre opportunità di investimento che non privilegino l’estesa protezione tipica di questo reverse convertible.

 

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