Bye bye Theresa May

A cura di Mark Haefele, Global Chief Investment Officer GWM, UBS AG

Theresa May ha annunciato la decisione di rimettere il mandato di Primo ministro del Regno Unito, dopo che i suoi ultimi sforzi mirati a raggiungere un accordo sull’uscita del Paese dall’Unione europea si sono rivelati infruttuosi. Le dimissioni della premier faranno aumentare ulteriormente l’incertezza sul divorzio del Regno Unito dalla UE, attualmente fissato per il 31 ottobre. La sterlina, che nelle ultime tre settimane ha perso quasi il 4% del suo valore nei confronti dell’euro e del dollaro, rimane sotto pressione, con il cambio EURGBP intorno a 0.88 e quello GBPUSD intorno a 1.27.

 

I prossimi sviluppi

Theresa May lascerà Downing Street il 7 giugno. L’annuncio dà ufficialmente il via al processo di selezione del suo successore, che assumerà la carica di leader del Partito conservatore e Primo ministro. L’ex Ministro degli esteri Boris Johnson, uno dei principali sostenitori della Brexit nella campagna per il referendum del 2016, risulta attualmente favorito. Johnson si è dichiarato disposto ad accettare che il Regno Unito esca dalla UE senza aver raggiunto un accordo.

Ma un nuovo Primo ministro potrebbe comunque dover fare i conti con un’impasse politica. Il Partito conservatore non ha la maggioranza in Parlamento e ha dovuto stringere un’alleanza con il Partito unionista democratico (DUP). Se il nuovo leader cercasse di promuovere una Brexit senza accordo come strategia ufficiale del governo, probabilmente diversi deputati lascerebbero l’incarico, indebolendo ulteriormente la posizione dei Tory. Al tempo stesso, rimane difficile trovare un consenso tra Conservatori e Laburisti, poiché i membri di entrambi i partiti principali sono nettamente divisi sulla questione Brexit.

Ci sembrano quindi aumentare le probabilità che il Regno Unito sia costretto a chiedere a Bruxelles per la terza volta di rinviare la data di uscita dalla UE. In tal caso, salirebbero anche le probabilità che vengano indette elezioni anticipate o che si tenga un secondo referendum sulla Brexit.

 

I potenziali scenari

  1. Brexit senza accordo: il Partito conservatore sembra orientato a sostituire Theresa May con un candidato pro Brexit e l’attuale favorito è l’ex Ministro degli esteri Boris Johnson. La tentazione di sostenere un leader che si è detto disposto a prendere in considerazione una Brexit senza accordo potrebbe essere rafforzata dall’elevato sostegno della popolazione al neonato Partito per la Brexit, che alla vigilia delle elezioni del Parlamento europeo di questa settimana ha ottenuto il 37% dei consensi nei sondaggi di opinione, contro il 7% dei Tory. Secondo le nostre stime, una Brexit senza accordo potrebbe far crollare la sterlina fino a 1.15 dollari e a quota 0.97 contro l’euro, livelli che a nostro avviso rispecchierebbero correttamente l’impatto negativo di una Brexit senza accordo sull’economia britannica.

 

  1. Ulteriore rinvio della Brexit: nonostante la crescente impazienza dei cittadini nei confronti dell’intero processo, molti alti funzionari e parlamentari continuano a temere i danni economici che verrebbero causati da una Brexit senza accordo. La loro resistenza potrebbe indurre perfino un Primo ministro pro Brexit a chiedere agli Stati membri della UE un ulteriore rinvio della data del divorzio, attualmente fissata al 31 ottobre. Dal canto loro, i leader europei potrebbero insistere affinché il Regno Unito prenda misure per risolvere l’attuale stallo politico, come indire elezioni generali o un secondo referendum sulla permanenza nella UE. La persistente incertezza indurrebbe probabilmente le aziende a rimandare i piani d’investimento e farebbe aumentare la volatilità della sterlina, con recuperi occasionali legati alla speranza degli investitori che venga raggiunta una soluzione negoziata. In questo scenario, il cambio GBPUSD potrebbe attestarsi tra 1.28 e 1.34 dollari.

 

  1. Permanenza nella UE: l’elettorato britannico rimane profondamente diviso sulla Brexit. Tuttavia, l’ultimo sondaggio YouGov colloca al 44% la percentuale di cittadini favorevoli a rimanere nella UE in caso di secondo referendum, contro il 40% di votanti a favore dell’uscita dalla UE. Un’eventuale decisione del Regno Unito di non lasciare la UE innescherebbe probabilmente un rapido rimbalzo della sterlina, che risulta sottovalutata rispetto al suo livello di parità di potere di acquisto di circa 1.58 per il cambio GBPUSD e 0.82 per il cambio EURGBP. Ovviamente, anche qualora si verificasse questo scenario, questi valori considerati equi non dovrebbero essere intesi come obiettivi nell’immediato: nel migliore dei casi, si tratterebbe di obiettivi di lungo periodo, che potrebbero essere raggiunti solo se venisse meno la volontà della popolazione e degli organi politici di attuare la Brexit – un processo, se mai avverrà, a lungo termine.

 

Le raccomandazioni per gli investitori

La sterlina continua a essere il canale principale attraverso il quale gli investitori esprimono la loro opinione circa il processo della Brexit. Pur aspettandoci un periodo di notevole incertezza e volatilità, rimaniamo pronti a cogliere le opportunità derivanti dalla reazione del mercato alla situazione politica del Regno Unito. La sterlina è sottovalutata, soprattutto rispetto alla nostra stima della sua parità del potere di acquisto.

La risposta adeguata per i singoli investitori varia a seconda della loro esposizione alla sterlina e agli strumenti finanziari britannici.

Per gli investitori globali con un’esposizione limitata al Regno Unito, riteniamo che sia giunto il momento di prepararsi ad aumentare con cautela l’esposizione alla sterlina. La valuta britannica sembra quotare a livelli convenienti, il che di per sé potrebbe indicare un’opportunità di acquisto a lungo termine. A nostro giudizio, però, è ancora troppo presto per assumere posizioni consistenti. Resta difficile prevedere come si concluderà il processo della Brexit e la volatilità è destinata a rimanere elevata. Detto questo, dopo le dimissioni di Theresa May siamo orientati ad acquistare sterline in caso di flessioni sotto 1.24 dollari e cominciare a chiudere le coperture non appena la situazione politica lo consentirà. Se l’ansia degli investitori facesse crollare la valuta britannica fino a 1.15, potrebbe valere la pena assumere posizioni lunghe più consistenti.

Per gli investitori globali con un’esposizione esistente agli strumenti finanziari del Regno Unito, raccomandiamo di rivedere attentamente le posizioni in portafoglio in base a questa nostra analisi dei potenziali scenari. Da tempo raccomandiamo agli investitori internazionali di assumere coperture per proteggersi contro un ulteriore indebolimento della sterlina e ci sembra ancora troppo presto per chiuderle.

Infine, per gli investitori britannici con uno spiccato orientamento al mercato nazionale, le azioni diversificate che distribuiscono dividendi potrebbero sovraperformare se la situazione politica rimanesse fluida e i listini continuassero a registrare un’elevata volatilità. A parte questo, gli investitori britannici devono affrontare sfide contrapposte. La debolezza della sterlina potrebbe favorire le large cap del Regno Unito, ma l’aumento dei premi al rischio causato dall’incertezza politica o da un marcato rafforzamento del cambio potrebbe causare una sottoperformance delle large cap del Regno Unito rispetto a quelle globali.

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