Italia di nuovo nel mirino e acquisti sul franco svizzero

a cura di Arnaud Masset e Vincent Mivelaz, analisti di Swissquote

Il risultato delle tanto temute elezioni europee alla fine è stato migliore di quello che ci si poteva aspettare. Nonostante la perdita della maggioranza nelle coalizioni di centrosinistra e centrodestra, sembrerebbe che i partiti sovranisti siano riusciti ad ottenere meno di quanto atteso mentre Verdi e Liberali hanno registrato anch’essi dei progressi e tutto ciò rappresenta indubbiamente una buona notizia per la moneta unica.

Ora che è stata metabolizzata, gli investitori sembrano ri-sintonizzarsi verso temi di più lungo termine, incluso il rischio sul debito italiano, i timori sulla crescita, la Brexit e la minaccia rappresentata da una possibile guerra commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti. Il prossimo 5 giugno, ad esempio, la Commissione europea potrebbe implementare la procedura contro l’Italia per il deficit eccessivo poiché il giudizio sul nostro Paese potrebbe arrivare alla conclusione che l’attuale deficit strutturale sulla spesa pubblica quest’anno arrivi vicino al 2,4% piuttosto che al 2% e, se non si modificano le decisioni già prese, potrebbe raggiungere il 3,6% entro il 2020.

L’Italia, che in Europa è il secondo Paese dopo la Grecia con il rapporto debito/Pil più alto, potrebbe doversi trovare a pagare una sanzione pari allo 0,2% del Pil spingendo così i costi sugli interessi ancora più in alto, causa rischio bancarotta per il Paese. Oltre a ciò, la tempistica di tale annuncio potrebbe causare turbolenza all’interno dello stesso Parlamento europeo poiché i partiti populisti e gli euroscettici potrebbero intralciare le nomine ai posti chiave degli uffici europei proprio in un momento in cui l’unità in Europa è essenziale. In queste circostanze quindi crediamo che la moneta unica non abbia molto potenziale rialzista almeno fino al prossimo meeting della Bce che si terrà il 6 giugno.

Nonostante le tensioni ancora non stemperate sul fronte internazionale, gli ultimi dati macro provenienti dalla Svizzera hanno sorpreso in positivo. Il franco svizzero si è mosso lateralmente nei confronti del dollaro intorno a 1,0040. Il Pil è cresciuto dello 0,6%  nei primi tre mesi dell’anno, battendo di gran lunga le stime degli economisti (0,3%). Negli ultimi 12 mesi l’economia è cresciuta dell’1,7% contro attese all’1% e superando l’1,5% precedente: l’accelerazione dei consumi domestici (+0,4% trimestrale) insieme ad una ripresa degli investimenti (1,5%) sono alla base di questo risultato.

Nonostante i dati commerciali mediocri di aprile (le esportazioni si sono contratte dello 0,6% mese su mese mentre le importazioni sono cresciute dell’1,5%) i dati  per i primi tre mesi dell’anno rimangono positivi in quanto le esportazioni di beni  sono cresciute del 2,2% e quelle relative ai servizi dell’1,7%.

Più di tutto, il report mostra che la Svizzera sta facendo piuttosto bene specialmente nel contesto delle crescenti tensioni commerciali tra Cina e Usa. Nondimeno, crediamo che il 2019 sarà un anno di sfida per l’economia svizzera: le ultime elezioni europee hanno mostrato che la coesione tra Paesi è debole e questo non è un elemento positivo per gli affari.

Dal suo osservatorio di nazione terza, ma fortemente dipendente dai flussi internazionali, specie da quelli interni alla UE, la Svizzera ha solo da rimetterci in questa situazione. Di conseguenza, non saremmo sorpresi di vedere un rinnovato interesse nelle cosiddette valute rifugio come il franco svizzero e lo yen giapponese nel momento in cui le incertezze aumentassero.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!