Eni si prepara a dare il via al buy-back

Il Cda di Eni, in esecuzione dell’autorizzazione dell’assemblea degli azionisti del 14 maggio scorso, ha approvato le modalità attuative del programma di buy-back per un massimo di 400 milioni di euro (a fronte di una capitalizzazione di mercato attorno a 49,75 miliardi) e per un massimo di 67 milioni di azioni. In particolare quest’anno gli acquisti partiranno dalla prima settimana di giugno e termineranno entro dicembre. Il prezzo di acquisto delle azioni proprie non potrà discostarsi di oltre il 5% in diminuzione o in aumento rispetto al prezzo ufficiale registrato dal titolo nella seduta del giorno precedente ogni singola operazione.

I dettagli del buy-back di Eni

In ogni caso il prezzo di acquisto non potrà essere superiore al più elevato tra il prezzo dell’ultima operazione indipendente e il prezzo dell’offerta di acquisto indipendente corrente più elevata sul Mta. Ad oggi Eni detiene n. 33.045.197 azioni proprie, pari a circa lo 0,91% del capitale sociale.
L’ammontare degli acquisti per il 2020 sarà comunicato al mercato durante la presentazione del nuovo piano strategico 2020-2023, attesa per la primavera del prossimo anno.

Eni a Piazza Affari

Al momento il titolo in borsa oscilla poco sopra i 13,5 euro per azione, avendo lasciato sul terreno negli ultimi dodici mesi circa il 12% (di cui circa il 10% negli ultimi tre mesi). A pesare sul cane a sei zampe, come più in generle su energetici e titoli ciclici, sono le nuovamente crescenti tensioni tra Usa e Cina e il rischio che la prevista riaccelerazione della crescita dopo un inizio d’anno incerto non si materializzi.

La prossima occasione che Donald Trump e Xi Jinping avranno per annunciare passi in avanti o anche un accordo tra Usa e Cina in tema di scambi commerciali sarà a latere del G20 previsto per il 28 e 29 giugno, ma sinora i segnali non lasciano presagire nulla di buono e questo rende nervosi gli investitori, che nelle ultilme settimane hanno visto riaffiorare segnali di debolezza sia da parte dell’economia Usa sia in Europa e in Asia.

A questi si aggiungono le nuove minacce del presidente americano, che continua a bullizzare alleati e avversari con “black list” di aziende e paesi (tra cui l’Italia) che a suo giudizio arrecano danni agli Stati Uniti. L’ultima minaccia in ordine di tempo è stata rivolta al Messico, contro cui Trump è pronto ad aumentare i dazi del 5% dal 10 giugno (e del 25% da ottobre) se non fermerà il flusso di immigrati. Toni aggressivi che rendono gli investitori sempre più prudenti circa le prospettive della crescita economica mondiale.

Anche per questo a brevissimo e breve termine il trend sul titolo Eni resta negativo/fortemente negativo, con la possibilità di una ulteriore discesa in area 13,4-13,2 euro per azione. Gli analisti tecnici segnalano in particolare come il prezzo sia sceso sotto le medie mobili di breve e medio termine, disegnando un trend ribassista ben definito. Solo l’eventuale rimbalzo delle quotazioni sopra le sue medie potrà generare un segnale rialzista significativo, che vedrebbe come primissimo obiettivo un ritorno sopra i 14-14,2 euro per azione.

Più ottimisti gli analisti fondamentali

Il prezzo obiettivo di consenso è molto più elevato delle quotazioni correnti essendo pari a 18,15 euro per azione. Inoltre il rapporto prezzo/utili appare già ora poco “tirato” e pari a 10,25 volte (l’utile per azione previsto per il 2019 è di 1,34 euro a fronte di un fatturato che potrebbe sfiorare i 75 miliardi). Da notare tuttavia che il primo trimestre ha offerto indicazioni meno brillanti delle attese con un utile per azione di 30 centesimi, inferiore ai 34 centesimi mediamente attesi, per cui non sono da escludere ulteriori sorprese negative. Basterà il buy-back a invertire la tendenza delle quotazioni del cane a sei zampe?

A cura di Luca Spoldi, ceo di 6 In Rete Consulting (www.6inrete.it)

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!