Le infrastrutture rappresentano inoltre un importante trend secolare
Il McKinsey Global Institute ha stimato nel suo report del 2016 “Bridging Global Infrastructure Gaps” che – agli attuali tassi di crescita economica – circa 3,3 trilioni di dollari dovranno essere spesi in asset infrastrutturali ogni anno da qui al 2030. Vista la mole di spesa necessaria, è probabile che una percentuale crescente di essa verrà finanziata dal settore privato, soprattutto in paesi con debito sovrano molto alto.
Noi di Rare dividiamo le infrastrutture in quattro categorie: infrastrutture comunitarie e sociali, asset regolamentati, asset “user pays” (in cui l’utente paga quando ne fa uso), asset concorrenziali. La prima categoria non è molto rappresentata nei mercati azionari ed è molto sensibile ai rendimenti dei bond, motivo per cui non vi investiamo. Evitiamo anche gli asset concorrenziali – compagnie energetiche retail, logistiche, di esplorazione e produzione – perché troppo rischiose e con flussi di cassa troppo volatili. Dunque, gran parte delle nostre idee di investimento si concentra sugli asset regolamentati e “user pays”.