Dopo il FOMC arriva la BCE

Cauto ottimismo. Questo, in estrema sintesi, è quanto la FOMC ha annunciato ieri…una frase a cui i nostri lettori saranno oramai abituati. Dunque nulla di nuovo sotto il sole? Non esattamente: i dati USA comunque proseguono il corso positivo, tranne per l’occupazione che ha visto un ADP (Advance Decline in Payrolls) leggermente peggiore rispetto al precedente. Ricordiamo che l’ADP è un indicatore che dovrebbe anticipare il trend dei payrolls di domani e quindi possiamo legittimamente aspettarci un dato negativo sull’occupazione. 

Dunque non crediamo che il messaggio della Fed sia propriamente “prepariamoci al decollo”, bensì un “prepariamoci all’ingresso sulla pista di decollo”: i programmi di riacquisto di titoli tossici stanno per giungere al termine, e sul fronte tassi si mantiene la calma  e la quiete con i tassi al livello più basso mai registrato per gli USA. Sembra anche finito il possibile allarme “trappola della liquidità” di Keynesiana memoria.

La “trappola della liquidità” infatti può scattare proprio perché i comportamenti degli agenti sono dominati dall’incertezza e dalla paura del futuro, dunque rendendo vani gli sforzi della banca centrale di dare sostegno al sistema mantenendo tassi bassi e condizioni di credito agevoli. Quando queste paure si diffondono all’intera economia, esse tendono anche ad autoalimentarsi in un circolo vizioso (infatti l’intero sistema finanziario si regge sulla fiducia).

Accumulando liquidità (quindi risparmiando anziché spendendo, un po’ come stanno facendo gli inglesi in questo momento), gli operatori economici inconsapevolmente realizzano le loro peggiori aspettative: senza domanda di beni, la crescita economica langue, la disoccupazione si mantiene elevata e i minori redditi e minori consumi comportano minori investimenti e così via.

Dopo questa breve lezione di macroeconomia keynesiana, guardiamo ai dati di oggi: innanzitutto un nuovo “nulla di fatto” dalla BCE alle 13.45, dopo le vendite al dettaglio dell’area euro (ore 11.00) e poi questo pomeriggio non perdetevi le nuove richieste di sussidi di disoccupazione USA (jobless claims).  Ovviamente per l’analisi di questi dati, o per analisi di mercato, non esitate a chiamarci. Passiamo all’analisi tecnica, dove oramai è stato ampiamente compreso, molti cambi si stanno muovendo all’interno di range ben definiti e dettati dall’incertezza del momento.

Cominciamo con il consueto eurodollaro, dove la parziale ripresa di ieri, con negazione del movimento del giorno prima, impone nel breve attenzione a un livello di supporto a 1.4250 ed una resistenza nei pressi di 1.4295.

EurUsd – grafico 10 min

Il cambio EurJpy può risultare molto interessante nel medio perché, dopo il superamento a ribasso del supporto a 132.15, graficamente, appare come libero da altri punti nel breve con un potenziale di discesa ulteriore davvero notevole: basti pensare che il primo livello di supporto si trova a 130.80 oltre il quale ipotizziamo un’area di arrivo prossima a 127 figura.

EurJpy – grafico 240 min

Passiamo al cable dove, osservando un grafico a 10 minuti ed apprezzata la risalita dal triplo minimo di 1.6120, abbiamo per l’immediato un supporto nei pressi di 1.6230, coincidente con il minimo dalla seconda parte della giornata di ieri ed il pivot point centrale della giornata odierna.
Rimaniamo in ambito di sterline con il cambio GbpJpy.

La tendenza primaria appare ancora indirizzata al raggiungimento di quel supporto a 147.10, fermo restando che se dovessimo assistere ad una ripresa dei prezzi oltre 153.50 lo scenario apparirebbe ampiamente compromesso. 
Concludiamo con il dollaro australiano nei confronti del biglietto verde. Le prospettive del cambio appaiono in rialzo e in giornata potremmo raggiungere il livello di 0.8450 qualora non dovesse reggere l’altra resistenza posta a 0.8420.
 

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