Credito Valtellinese da monitorare dopo il nuovo piano industriale

Credito Valtellinese intende triplicare l’utile netto entro il 2021 grazie al nuovo piano quinquennale che porterà la banca valtellinese, tra l’altro, a scorporare 1,9 miliardi di crediti deteriorati in una bad bank “non-core” e venderne la metà per ridurre le Npe lorde al di sotto del 6,5% (oggi sono attorno al 10%) entro il 2023.

L’amministratore delegato Luigi Lovaglio punta ad ottenere un utile netto di 93 milioni nel 2021 con un Roe del 6% circa, facendo ricorso a tagli dei costi ma anche ad una spinta sui ricavi della banca commerciale, appena riorganizzata attorno ai segmenti “retail” e “small business” le cui direzioni riportano direttamente a Lovaglio. Da notare che contemporaneamente al piano e alla riorganizzazione societaria è stata annunciata l’uscita di due top manager, il direttore finanziario e il responsabile commerciale.

Per quanto riguarda la solidità patrimoniale, l’obiettivo di Cet1 ratio “fully loaded” è di mantenersi sopra il 14% sia nel 2021 sia nel 2023. Prevista inoltre una drastica diminuzione dei Btp in portafoglio. Lo scorso anno l’istituto raccolse 700 milioni tramite un aumento di capitale ed ora punta a un payout superiore al 50% degli utili a partire dal 2021, per poi salire al 75% dal 2023.

Secondo Lovaglio il nuovo piano industriale “pone le basi per una crescita sostenibile del business del Creval, mettendo al centro le famiglie e le piccole e medie imprese nei territori in cui operiamo”. Rilancio dell’attività bancaria tradizionale, ottimizzazione e semplificazione dei precessi e superamento della “legacy” di bilancio grazie alla separazione tra attività “core” e “non core” saranno le leve attraverso cui Lovaglio intende tornare a generare valore “per i nostri azionisti e per tutti gli stakeholder, anche grazie a una politica di dividendi attrattiva”.

Il mercato sembra apprezzare, col titolo Credito Valtellinese che già ieri aveva chiuso in rialzo dell’1,58% e stamattina parte in ulteriore allungo di oltre tre punti percentuali segnando un picco di 5,92 centesimi per azione dopo i primissimi scambi prima di tirare leggermente il fiato, con oltre 2 milioni di pezzi subito passati di mano. Al momento gli analisti fondamentali prevedono in media per il 2019 un utile per azione di 1 centesimo, tanto che il titolo tratta poco più di 5,8 volte l’utile. Il target price di consensus è pari a 9 centesimi.

Più prudenti come sempre gli analisti tecnici che attendono conferme dell’eventuale mutamento di un quadro che sinora si era mantenuto in territorio negativo, con un segnale di “strong sell” (vendere con decisione) a brevissimo stante prezzi in discesa verso l’obiettivo ribassista di 5,6 centesimi per azione.

Proprio la vicinanza con tale livello e i limitati volumi osservati nelle ultime sedute in calo non esclude peraltro, tanto più nel caso di commenti positivi degli analsti al piano presentato oggi, un rimbalzo almeno in area 6-6,1 centesimi per azione. Il titolo è dunque da monitorare attentamente, essendo possibili inversioni di tendenza positive.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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