L'Oracolo – Il fiuto per gli affari

C’era una volta un club che sapeva entrare nel cuore dei tifosi, nonché ottenere il consenso degli operatori del mercato. Scambiare Clarence Seedorf per Francesco Coco, acquistare due giocatori come Gourcuff e Kakà per pochi milioni di euro e scoprire un giovane talento come Pato, erano dei veri e propri successi finanziari, oltre che sportivi, pur tenendo in considerazione l’ormai sistemico rosso di bilancio del sistema calcio italiano. Tempi andati.

Sembra paradossale, ma è proprio nel nome di un risanamento dei conti che la squadra guidata dal buon Adriano Galliani sta compiendo da un paio d’anni, all’unanime giudizio di critica e pubblico, le meno convenienti operazioni sul piano economico e di immagine. Puntare tutto sulla ripresa della stella cadente Ronaldinho (ingaggio 7,5 milioni di euro annui), dopo che la notte di San Lorenzo è passata da un pezzo e dopo che uno del livello di Kakà è stato ceduto per l’esoso ingaggio non sembra una cosa azzeccata. Lamentarsi dello stipendio del cotto Pirlo (5 milioni) quando gli emonumenti del sopra citato dentone sono superiori del 50% e quelli sommati di Dida, Oddo, Seedorf e Janculovsky arrivano a quota 12,3 milioni, è anche peggio.

Gioire della vendita di Gourcuff e Kakà quando il primo verrà ceduto probabilmente l’hanno prossimo al doppio di quanto ottenuto, mentre il secondo è stato dato al Real Madrid a condizioni nettamente meno vantaggiose rispetto ad esempio a Ibrahimovic (un anno più vecchio e privo di Pallone d’Oro, pagato 50 milioni più Eto’o contro i 66 milioni del brasiliano) è preoccupante. Ascoltare il presidente societario che tuona “Punteremo su chi ha meno di 23 anni, giovani ma forti” per poi presentare una squadra titolare che presenta una sola new entry, Thiago Silva (25 anni da compiere il 22 settembre), acquistata l’anno precedente alla dichiarazione, è spiazzante. Sentire Galliani dire “L’ottimo rendimento di Cissokho (22 anni da compiere il 15 settembre) al Lione conferma che avevamo visto giusto” ipotizzando che con il termine “visto giusto” si intenda aver rinunciato all’acquisto di un possibile ottimo giocatore, è paradossale. Tempi che cambiano.

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