Oro, la Fed “colomba” spinge al rialzo i prezzi

Il traballante calo dei rendimenti reali statunitensi iniziato lo scorso anno ha accelerato in scia al meeting da colomba della Federal Reserve. “Ora un taglio il mese prossimo è pienamente prezzato. Come abbiamo ripetuto fino alla nausea nell’ultimo anno, si tratta di un autentico cambiamento strutturale nella politica monetaria. Gli ultimi sette anni di promesse da falco su tassi più alti e sulla riduzione del bilancio della banca centrale sono stati, come avevano avvertito gli investitori in oro, una deviazione all’interno di un trend di una politica monetaria che è accomodante e che lo sarà ancora di più”. Questo il parere di Ned Naylor-Leyland, gestore del fondo Merian Gold & Silver, Merian Global Investors, che di seguito illustra nel dettaglio il proprio outlook per i mesi a venire.

Man mano che i mercati del cash e delle obbligazioni si innervosiscono circa il futuro potere d’acquisto del dollaro, i prezzi di oro e argento sembrano avviati a riprendere la loro corsa rialzista secolare

Quando iniziarono l’atteggiamento da falco della Fed e le promesse di un ridimensionamento del bilancio, la quotazione dell’oro era a circa 1.800 dollari l’oncia e quella dell’argento intorno ai 40 dollari l’oncia. I bilanci delle banche centrali ora sono ancora più ampi e l’oro tratta sotto i 1.400 dollari l’oncia, mentre l’argento è intorno ai 15 dollari l’oncia.

Per gli appassionati di metalli monetari sembra che il secondo semestre di quest’anno si prospetti nettamente migliore. Le parole di Jerome Powell sono particolarmente apprezzate da coloro che detengono titoli azionari di società di estrazione di oro e argento, che offrono un’esposizione orientata alla ripresa del trend di lungo termine rispetto alla carta e a favore del “true money” ponderato a rischio zero.

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