Il piano di Creval piace agli analisti, meno ai sindacati

Si prevede un avvio di settimana positivo per il titolo Credito Valtellinese (Creval), dopo che gli analisti di Moody’s in una nota di commento al piano industriale dell’istituto lo hanno giudicato “credit positive” sottolineando come le azioni previste dal piano stesso potranno facilitare una futura aggregazione dell’istituto valtellinese. Grazie al piano si prevede inoltre un miglioramento della qualità del credito, in particolare grazie alla “pianificata riduzione dell’ammontare dei crediti deteriorati da 1,9 miliardi a 1,1 miliardi, con conseguente calo dell’Nple ratio lordo dall’11,4% al 6,5% a fine 2023, tramite principalmente cessioni di portafogli da realizzarsi entro il 2020”.

I giudizi degli analisti su Creval

Secondo Moody’s la volontà della banca di dimezzare l’ammontare del portafoglio titoli in arco piano da 7,9 miliardi a 4 miliardi circa, in particolare con rifermento ai titoli di Stato, andrà di pari passo ad una nuova strategia di funding che comporterà una minore dipendenza dal funding interbancario e dalla Bce grazie al lancio di nuove emissioni obbligazionarie istituzionali. Ridurre i crediti deteriorati e mantenere una buona posizione di capitale dovrebbe poi consentire a Creval di tornare a distribuire dividendi ai propri azionisti.

Quanto all’incremento della redditività, questo secondo Moody’s potrà dervare dalla maggiore focalizzazione dell’attività di lending indirizzata a segmenti di clientela a più elevato valore aggiunto, ma anche da una riduzione di costi e dall’atteso calo delle rettifiche su crediti. Molto meno positiva finora la reazione dei sindacati, che hanno chiesto un incontro urgente con l’amministratore delegato Luigi Lovaglio minacciando una mobilitazione del personale in caso contrario.

Quello che preoccupa i sindacati è in particolare la prevista creazione di una bad bank “non core” destinata alla gestione degli Npe, che pure la banca ha confermato non rappresentare il preludio ad una costituzione e successiva cessione di ramo d’azienda. Non sarebbero inoltre previste, nell’immediato, riorganizzazioni della rete commerciale e delle strutture di staff (anche se i sindacati parlano di prevista riallocazione di circa 240 persone verso attivita di tipo commerciale). Le 300 unità previste in uscita in arco piano, ha precisato Creval, sarebbero unicamente “un dato di stima statistica” relativo al turn-over naturale (ossia uscite volontarie e pensionamenti) registrato nell’ultimo quinquennio.

Il piano industriale di Creval

Per ora, in attesa di eventuali ulteriori chiarimenti sul piano, il titolo tratta poco sopra le 5,6 volte l’utile atteso (1 centesimo per azione nel 2019), con un potenziale rialzista molto interessante se confrontato al target price di consenso (9 centesimi contri i 5,6 centesimi attuali). Gli analisti grafici non sembrano tuttavia convinti visto anche i recenti aumenti di volume registrati in occasione di cedimenti dei prezzi.

Creval dal punto di vista tecnico

La fase ribassista è segnalata sia a brevissimo/breve sia a medio periodo, venendo confermata dal fatto che il prezzo ha forato dall’alto verso il basso la media mobile veloce, collocandosi anche sotto la media mobile lenta, con l’indicatore tecnico stocastico situato nella parte inferiore della propria banda di oscillazione. Unico segnale di una possibile inversione positiva almeno del trand a breve è l’oscillatore di forza relativa, ormai prossimo alla zona di ipervenduto.

Al momento dunque nonostante i livelli di valutazione estramamente ridotti e dunque potenzialmente interessanti, il guidizio degli analisti tecnici resta pienamente negativo, con suggerimento per gli investitori maggiormente avvezzi al rischio di apertura di posizioni “sell short”. Il giudizio di Moody’s potrebbe tuttavia catalizzare sufficiente interesse per generare un primo rimbalzo di breve periodo, da osservare per verificare eventuali variazioni del quadro tecnico.

 

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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